”È stata la mano di Dio”
Una vita degna di sceneggiatura, proprio come quella scritta da Paolo Sorrentino.
Un rapporto controverso con Napoli, salvezza e abbandono per il regista Vomerese, che non parte per l’ Abruzzo per guardare Diego in TV, salvandosi da una fuga di monossido di carbonio che non lascerà scampo ai genitori, amore e tormento per Maradona, in una Partenope che lo ha idolatrato e ingoiato in un’asfissia d’amore.
Nella pellicola il regista affida a Fabio Schisa la responsabilità di raccontare un dolore insuperabile, anche mettendo in luce le diverse sfaccettature dei tre fratelli, che somatizzano diversamente la perdita, un po’ come chi ricorda perfettamente dove si trovava al momento della scomparsa del Pibe De Oro, oppure chi ha ingoiato il dolore in un silenzio malinconico, ovvero ha bagnato la scomparsa negli occhi lucidi in un vicolo della Sanità o di Buenos Aires.
Premio Oscar e una Coppa del mondo, gesta immense consegnate all’eternità.
Oggi moriva Diego Armando Maradona, e ci spiazza, come ci lasciava attoniti ogni qualvolta compiva gli anni, perché chi compie gesti eterni quando compie gli anni ci lascia spiazzati.
Un ultimo ribelle, incarnazione di un lato nascosto in ognuno di noi che almeno una volta ha avuto voglia di prendere a pugni in faccia qualche schema imposto.
Un lato terrestre che quando si palesava lo metteva in situazioni scomode, ma espressione di un calcio ben più grande della morbosa narrazione intorno agli errori commessi.
Un sopravvissuto ai suoi demoni, quelli presenti in ognuno, gli stessi che aleggiano su una città acme delle contraddizioni, e pazienza per le critiche gratuite alla città, al film e al D10S umano, pregne di una morale che sovente rappresenta solo un passaporto per la maldicenza.
“Non ti disunire”, urlava categorico Antonio Capuano nel film, un tormentone iconico e un monito alla saldezza interiore, a non lasciar sfaldare pezzi d’anima che i demoni della vita prendono a morsi.
“Non ti disunire” è anche un perpetuo auspicio per una città che come nessun’altra sa specchiarsi ma anche divorare se stessa.