Esattamente 38 anni fa, 26 aprile 1986 alle ore 01:23 il mondo fu scosso da un disastroso incidente nucleare e quella notte avrebbe cambiato per sempre la storia dell’energia nucleare.
Quella fatale notte, il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, esplose, in seguito a un test di sicurezza, liberando nell’atmosfera una quantità di radiazioni pari a 400 volte quella della bomba atomica sganciata su Hiroshima.
La città di Pripyat, costruita per ospitare i lavoratori della centrale e le loro famiglie, fu evacuata solo 36 ore dopo l’esplosione. Gli abitanti lasciarono le loro case credendo che sarebbero tornati in pochi giorni.
Invece, la città è rimasta un deserto radioattivo, un luogo spettrale dove il tempo sembra essersi fermato nel 1986. La centrale ad oggi è una zona off-limits e il reattore è coperto da un sarcofago in cemento armato alto 108 metri e con una larghezza di 275 metri.
La catastrofe di Chernobyl ha avuto ripercussioni a lungo termine sulla salute delle persone e sull’ambiente. Migliaia di persone sono morte o hanno sofferto di malattie causate dalle radiazioni. Vaste aree di terra sono state contaminate e rese inabitabili per decenni, se non secoli.
Tuttavia, la tragedia di Chernobyl ha anche portato a importanti cambiamenti nel modo in cui il mondo percepisce e gestisce l’energia nucleare. Ha portato a miglioramenti significativi nella sicurezza delle centrali nucleari e ha rafforzato la consapevolezza internazionale dei rischi associati all’energia nucleare.
Questo disastro nel nostro paese influenzò i referendum abrogativi del 1987.
Oggi, 38 anni dopo, mentre guardiamo indietro alla notte che ha cambiato tutto, ricordiamo le vite perse e le vite segnate da quella notte.
Ricordiamo Chernobyl come un monito del prezzo che potremmo pagare per i progressi tecnologici se non li gestiamo con la dovuta cautela e rispetto per la vita umana e l’ambiente.