L’assalto al Gay Center di via Zabaglia a Roma, nel cuore popolare di Testaccio, dove alcuni ragazzi hanno danneggiato ed imbrattato l’ingresso con scritte omolesbobitransfobiche, ha certamente l’onere di smuovere le nostre coscienze.
Un vero e proprio raid, nell’intento e nell’esecuzione, allorquando in un raid, nel gergo militare, a differenza del ‘’blitz’’, l’intenzione non è occupare un territorio, ma porre in essere l’azione di disturbo e far rientro alla base; così hanno fatto questi ragazzi, scappando speranzosi nell’impunità mediante la vigliacca coltre dell’anonimato.
E’ certamente opera degli investigatori accertare gli autori dei reati, alcuni dei quali giovanissimi e nemmeno imputabili, ma queste pagine di settarismo sottendono una necessità di approccio più profondo, che non si limiti alla sfera repressiva, abbracciando anche quella pedagogica.
E’ necessario allenare le nuove generazioni al confronto, diffidando dalle scorciatoie mentali dello stigma e del preconcetto, per costruire ponti comunicativi ed evitare di alzare muri; indefettibile è rendere consapevoli i nostri giovani sulla portata distruttiva delle parole, supportandoli nel fare filtro nel mare di detriti di odio che la risacca dei social media lascia lungo la battigia delle nostre esistenze , ed il setaccio delle famiglie è fondamentale per liberare il cammino, perché è proprio lungo i passi dell’indifferenza che germogliano i semi dell’ignoranza e dell’intolleranza.