Lou Reed nasceva il 2 marzo 1942 a New York, dagli anni ’60 agli anni ’90 fu cantore del sottobosco metropolitano americano più trasgressivo e licenzioso. Estremamente controcorrente, influenzò numerosi artisti grazie ad una concezione della musica capace di anticipare i tempi, a partite dalla fondazione dei Velvet Underground nel 1964, e a lungo durante il corso di una carriera personale non sempre rosea; ispirato dalla Musa, si immedesimò talmente nell’arte che creò da farne la sua vita.
Scopriamo insieme qualche curiosità:
L’incontro con il Duca Bianco
Il primo album omonimo di Lou Reed fu un mezzo flop, la RCA fu costretta a correre ai ripari chiamando a coorte il baldo David Bowie, reduce dal fenomenale successo di The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (giugno 1972). In questo modo nacque una collaborazione storica, tramite la quale venne sfornato un Long Play ricco di pregiate composizioni. Transformer (novembre 1972) conserva tra i suoi solchi note di inni immortali come Walk on the Wild Side, Satellite of Love, Perfect Day e Vicious. Il grande merito della riuscita del progetto, di cui comunque Lou Reed rimane unico autore, lo si deve a Mick Ronson, straordinario chitarrista membro degli Spiders, che intuì e realizzò la maggior parte degli arrangiamenti del disco (si pensi alla sontuosità del pianoforte in Perfect Day).
Sessualità “scioccante”
Il rapporto di Lou Reed con la propria sessualità non fu sempre limpido e lineare. Nel 1956 fu sottoposto ad una terapia di elettroshock per “curare” una presunta bisessualità, arrivando, da adulto, a definirsi pansessuale. Di certo vi sono molte composizioni che trattano tematiche legate al mondo dei travestiti, dei trans e dei gay (Walk on the Wild Side prima di tutte).
- Sister Ray (White Light/White Heat dei Velvet, 1968) narra di “un travestito spacciatore di eroina” coinvolto in una sventurata orgia di drag queen e marinari. L’omicidio di uno dei partecipanti non è degno di alcun riguardo, la droga anestetizza i sensi e i sentimenti di tutti.
- Candy Says (The Velvet Underground, 1969) è una ballata introspettiva dal tono profondamente intimistico che prende in esame il complesso concetto del “percepirsi inadeguati”, della disforia di genere, attraverso la figura dell’attrice transgender Candy Darling, tragicamente morta di tumore nel 1974 per le iniezioni di ormoni femminili a cui sovente ricorreva.
- Coney Island Baby (Album solista omonimo, 1976) sembrerebbe rappresentare uno sparuto esempio di romanticismo all’interno della vasta discografia di Lou Reed. La canzone è dedicata a Rachel Humphreys, amante transgender del musicista.
Il mecenatismo di Andy Warhol
I Velvet Underground dovettero la loro ascesa discografica al massimo esponente della Pop Art. Nel 1966 Lou Reed e compagni vennero in contatto con Andy Warhol, il quale decise estasiato di renderli parte integrante della sua Factory, prendendoli sotto la sua ala. Egli divenne il manager del gruppo, procurò contratti e ingaggi favorevoli. Tra le altre cose, Warhol decise di inserire la cantante tedesca Nico all’interno della band, permettendo l’uscita del primo album ufficiale: The Velvet Underground & Nico (1967).
Live in Italy
Nel 1984 uscì un album registrato dal vivo in occasione dei concerti che si tennero a Verona e Roma l’anno precedente (rispettivamente il 7 e 10 settembre). Le foto presenti nel disco sono opera del fotografo e critico musicale Guido Harari.
Bellissimo!