Il 21 agosto 1962, la terra dell’Irpinia tremò in maniera intensa, segnando l’inizio di una storia di sofferenza per un’area che 18 anni dopo fu colpita in maniera ancora più devastante. Quel giorno, un terremoto di magnitudo 6.1 colpì l’area, con epicentro nei pressi di Ariano Irpino, causando la morte di 17 persone e lasciando oltre 10.000 senza tetto. Sebbene meno conosciuto rispetto al disastroso sisma del 1980, il terremoto del 1962 rappresentò un evento significativo che mise in luce la fragilità di un territorio già segnato dalla povertà e dall’emigrazione.
I danni
Il terremoto colpì in pieno la provincia di Avellino, distruggendo numerosi centri abitati e causando danni ingenti a strutture pubbliche e private. L’intervento dei soccorsi, rallentato dalle difficoltà logistiche tipiche delle zone montane e rurali, evidenziò ancora una volta le carenze infrastrutturali e l’isolamento delle comunità dell’Appennino meridionale.
Un duro colpo
Il sisma del 1962 fu un duro colpo per l’Irpinia, già alle prese con problemi economici e sociali, e rappresentò un preludio a quello che sarebbe stato il devastante terremoto del 1980. Nonostante l’impegno delle autorità e delle comunità locali, i danni del terremoto del 1962 rimasero visibili per molti anni, alimentando un senso di abbandono e di precarietà.
Una prova di resilienza
Questa tragedia, tuttavia, rafforzò la resilienza degli irpini, che seppero reagire con coraggio e determinazione. L’evento contribuì anche a far maturare una maggiore consapevolezza della necessità di una più efficace prevenzione sismica e di interventi infrastrutturali adeguati, sebbene le vere riforme sarebbero arrivate solo dopo il sisma del 1980. Oggi, ricordare il terremoto dell’Irpinia del 1962 significa onorare la memoria di chi ha sofferto e di chi ha lottato per ricostruire una terra ferita, ma anche riflettere sull’importanza della prevenzione e della solidarietà di fronte alle catastrofi naturali.