L’acqua del lago
Un libro che non a tutti può piacere durante la lettura, ma che si può rivalutare a posteriori perché, comunque, suscita perplessità e interrogativi.
Emozioni tardive
Un libro che può regalare emozioni tardive, come certi film che non ti abbandonano all’uscita del cinema.
Un testo descrittivo: storie, personaggi, paesaggi, sensazioni, reazioni, pensieri, anche un periodo della storia contemporanea italiana.
Una bimba ragazzina
L’autrice racconta il percorso di una bimba, ragazzina, giovane donna in un contesto sociale povero, periferico, come tanti.
Una famiglia deprivata delle speranze: la madre che ha il carico famigliare sulle spalle (con il marito precocemente invalido) un po’ per contingenze e un bel po’ per carattere, il padre relegato in un angolo nello spazio fisico e famigliare, un fratello che difende il proprio pensiero, due gemelli che fanno da contorno e l’autrice che guarda e subisce quanto la circonda.
La periferia romana e la madre ingombrante
Sullo sfondo la periferia romana con questo lago che diventa punto di riferimento e spunto di osservazione. I vari personaggi sono comuni di tanti luoghi: i vicini, i compagni di scuola, le amicizie, i primi approcci sociali ed emotivi.
Su tutto il testo troneggia la figura di questa madre ingombrante, estremamente volitiva che dirige la vita e le opportunità della famiglia.
Nei propri limiti culturali e sociali lotta disperatamente per conquistare una casa legittima, caparbia nel volere il rispetto dei propri diritti combatte contro i mulini a vento che talvolta ella stessa crea con un carattere duro, ostinato, a volte spietato, ma non può fare altrimenti perché non riesce ad andare oltre.
La vita dura
Con l’autrice noi stessi osserviamo lo svolgersi delle varie vicende, i rapporti con i famigliari spesso tesi, minati dalla miseria e da tutto ciò che manca in ogni aspetto, anche affettivo.
La vita risulta così dura che non c’è spazio per concedersi la possibilità di andare in profondità nei sentimenti e riconoscerli nel loro pieno significato, o per lo meno queste donne, madre e figlia, non la vedono.
Le amicizie e i primi amori risultano comunque staccati dallo slancio emotivo delle prime volte.
Le azioni risultano più dettate da reazioni inconsce e istintive che da scoperta e approfondimento di legami basati sull’incontro e la conoscenza dell’altro, l’apertura a sentimenti intensi e la possibilità di creare legami forti.
Assenza di consapevolezza
È l’assenza della consapevolezza che pesa.
Tutto viene vissuto quasi in superficie, come se la mancanza delle possibilità sia così incisiva da impedire a questo germoglio di vita di fiorire, di aprirsi ai raggi del sole.
Tutto è sempre troppo indefinito per poter riconoscere e riconoscersi, per poter afferrare e concretizzare pienamente il vissuto, anzi, tutto risulta realizzato a livello istintuale.
Una vita scorre e anche alla fine tutto rimane sospeso, incompreso o se compreso il livello è così lontano da non riuscire a raggiungerne la consapevolezza.
O, forse, la consapevolezza devasta.
Mancanza di empatia
Il testo scorre, è interessante e forse la sua forza è proprio questo senso di mancanza che emerge su tutto (almeno per me).
Mancanza anche di empatia verso questa protagonista così in lotta con tutto e con tutti, soprattutto con sé stessa, da suscitare, dopo un po’ di tempo dalla lettura, un’amara tenerezza per ciò che non è stato, per i sogni così troppo lontani per poter essere raggiunti, per l’impossibilità di afferrare le mani di chi ha incontrato e, in fondo, di non avere effettivamente vissuto nel senso pieno della parola.
Padre e figlio acquisito
Su tutto questo, infine, sono i due personaggi maschili, padre e figlio acquisito.
Quelli che trapassano le asperità del vissuto e si riconoscono nel legame più profondo consentendo l’identificazione dell’amore famigliare.
E, anche questo è interessante.
Romanzo Bompiani