Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace
Oggi 12 novembre potremmo trovare un minuto e dedicare un pensiero, una riflessione e certo anche alcune considerazioni per tutti i nostri connazionali, uomini e donne, civili e militari, che hanno perso la vita durante le numerose missioni internazionali di pace a cui l’Italia ha partecipato.
Io l’ho fatto e oltre a un grande senso di tristezza mi sono rimaste molte domande nel cuore e nella mente.
Strage di Nassiriya
Il nostro Paese, nel 2009, ha cristallizzato la memoria di questi morti in una Legge, la 162; con essa ha istituito la Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace.
Lo ha fatto esattamente nel giorno in cui cade l’anniversario della tragica strage di Nassiriya, avvenuta il 12 novembre 2003.
Qualcuno di voi certo ricorderà che questa tragedia ha come scenario una missione di pace in un Iraq, ormai sconvolto e mai più risollevatosi dalla Guerra del Golfo (1990/1991), voluta da una risoluzione dell’ONU. L’obiettivo della missione era quello di partecipare alla ricostruzione e alla stabilizzazione del Paese dopo la caduta del regime di Saddam Hussein.
La base militare italiana
Le nostre truppe erano allocate presso la base militare di Nassiriya e svolgevano un ruolo importantissimo nella gestione e nel controllo giornaliero della zona assegnata.
Sembrava una missione tutto sommato abbastanza tranquilla.
Come sempre i nostri inviati erano riusciti a fare breccia nei cuori della popolazione locale.
Evidentemente c’era qualche cuore troppo duro…
L’attacco
Alle 10.40 un camion, per la precisione un’autocisterna, forza il posto di blocco all’ingresso della base Maestrale, attestata in un vecchio edificio già sede della locale Camera di Commercio.
Era la più importante delle due basi dell’operazione “Antica Babilonia” alla quale partecipano 3000 persone. Gli uomini sul camion aprono subito il fuoco contro i militari al posto di guardia che rispondono al fuoco.
Andrea Filippa, Il carabiniere di guardia, spara prontamente e uccide i due autisti. Il mezzo fortunatamente non riesce a entrare all’interno della caserma. Travolge le barriere passive a difesa della struttura e si arresta. Purtroppo però il camion esplode.
La deflagrazione è devastante, distrugge completamente l’edificio e causa una catastrofe umana.
Il bilancio è drammatico.
I morti italiani
Muoiono in 28, 19 sono italiani. Tra questi ultimi 12 carabinieri, 5 militari dell’Esercito e due civili.
Ci furono anche 26 feriti, alcuni dei quali mutilati. Poi dissero che poteva andare molto peggio, dissero anche che non doveva accadere.
La giustizia dopo molti anni affermò che no, non doveva accadere, qualcuno che comandava aveva sbagliato, aveva sottovalutato la situazione.
Questo qualcuno fu condannato a risarcire i parenti delle vittime e i sopravvissuti.
Giustizia è fatta?
Chissà se il generale condannato è stato poi promosso come accade ai molti magistrati che sbagliano.
La strage di Nassiriya, che assestò un colpo devastante alle Forze Armate italiane, fissò anche un punto di svolta nella percezione pubblica delle missioni internazionali.
Il dolore collettivo si trasformò in un profondo senso di solidarietà e di riconoscenza verso i caduti e le loro famiglie, consolidando il ricordo di quella tragica giornata come simbolo del sacrificio italiano per la pace.
La presenza italiana nel mondo
L’Italia è da sempre una presenza determinante nelle missioni internazionali di pace, con un significativo impegno nel mantenimento della sicurezza globale e nella promozione della stabilità dei Paesi in cui è chiamata ad operare.
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, le Forze Armate italiane hanno partecipato a centinaia di missioni in tutto il mondo, spesso in contesti di estrema complessità.
Ricordiamo qui le missioni più importanti.
Libano (UNIFIL)
L’Italia partecipa dal 1978 alla missione delle Nazioni Unite per garantire la sicurezza nel sud del Libano e assistere la popolazione locale.
Oggi, il contingente italiano è tra i più importanti nella regione ma deve affrontare una situazione molto pericolosa e complessa dovuta alle operazioni militari scatenate dall’esercito israeliano in territorio libanese.
Balcani
(KFOR e EUFOR). Dopo i conflitti nei Balcani, l’Italia ha giocato un ruolo determinante nel consolidamento della regione, supportando il processo di pacificazione e la ricostruzione delle istituzioni democratiche.
Afghanistan
(ISAF e Resolute Support Mission). In Afghanistan, dal 2001 al 2021, l’Italia ha contribuito alla lotta contro il terrorismo e alla ricostruzione del Paese, affrontando rischi altissimi e subendo numerose perdite.
Iraq
(Antica Babilonia e Prima Parthica). Oltre alla missione “Antica Babilonia”, in cui si inserisce la strage di Nassiriya, l’Italia è stata coinvolta nella missione “Prima Parthica” per il contrasto al terrorismo e la formazione delle forze di sicurezza irachene.
Somalia, Mozambico e Sudan del Sud
In Africa, i contingenti italiani hanno operato in missioni di supporto umanitario e di pacificazione, fronteggiando crisi umanitarie e conflitti armati. Ogni missione rappresenta un impegno concreto verso la comunità internazionale, ma anche un elevato rischio per il personale coinvolto.
Bilancio terribile
Oggi dunque possiamo unirci nel ricordo degli uomini e delle donne morti servendo l’Italia in missioni internazionali. Il bilancio è terribile.
Ad oggi contiamo oltre 170 caduti, un numero impressionante.
Ma la tragedia non è nel numero.
È nel vuoto incolmabile che hanno lasciato.
È nella storia di ciascuno di loro, delle famiglie spesso rimaste in grande difficoltà economica oltreché in un dolore inestinguibile. Dietro ogni missione persone che meritano di essere ricordate.
Giovani soldati, esperti ufficiali, carabinieri ed esperti civili che hanno portato aiuti e garantito sicurezza in territori ammorbati da conflitti.
L’Italia non dimentica
L’Italia non li vuole dimenticare.
Indipendentemente da tutto.
Da come ciascuno di noi la pensa, da come si schiera politicamente.
Loro non hanno deciso hanno obbedito, altri hanno deciso. E con questi eventualmente dobbiamo discutere.
Per ricordare concretamente il nostro Paese ha approntato diversi strumenti di supporto per i familiari delle vittime. Il Ministero della Difesa e organizzazioni come la Fondazione Vittime del Dovere offrono assistenza psicologica, economica e legale.
La memoria
La memoria deve poi essere aiutata. Tendiamo spesso a dimenticare ciò che ci comportata tristezza.
Per questo motivo sono stati eretti monumenti alla memoria ai caduti nelle missioni internazionali.
Questi luoghi non sono solo spazi commemorativi, ma rappresentano anche un punto di incontro per la comunità, dove riflettere sul significato del sacrificio e della pace.
Il Sacrario di Nassiriya presso il Ministero della Difesa a Roma è uno dei principali luoghi di memoria, dove ogni anno si svolgono cerimonie ufficiali per rendere omaggio ai caduti.
Il sacrificio
Ma alla fine di questo articolo non voglio sfuggire a un pensiero che è arrivato nella mia mente e che non vuole andarsene.
Anzi a ogni riga che ho scritto si è fatto più forte e si trasformato in una domanda che trascrivo impotente, non sapendo quale risposta effettivamente dare.
Questo enorme sacrificio, tutto questo dolore, è servito?
Il pericolo che anche oggi mentre leggete questo articolo stanno correndo i nostri uomini nel mondo serve a qualcosa?
Le varie missioni di pace costate la vita di molte persone e un dispendio di risorse stupefacente sono davvero servite a portare e mantenere la pace?
Risposta non ho, ma un dubbio mi assale. Se assale anche voi forse qualcosa bisogna fare…
Foto copertina: 18 novembre 2003. I funerali di Stato. Fonte Il Quirinale
Un pezzo di storia che conosco bene…..grazie Giulio