Quando nasce un figlio con disabilità cognitiva la prima cosa che i genitori fanno è informarsi sia sulle caratteristiche della disabilità cognitiva del loro bambino sia sulle terapie che di solito vengono eseguite per stimolare l’apprendimento in quella particolare disabilità.
Purtroppo, attualmente, il servizio sanitario nazionale non è in grado di garantire terapie regolari e frequenti a tutti i bambini con disabilità cognitiva e i genitori ricevono spesso la comunicazione che per il loro figlio bisogna attendere prima di attivare un percorso gratuito di terapie.
A coloro che viene garantito il servizio di riabilitazione per il proprio figlio i tempi sono insufficienti, una volta a settimana in genere. Questa frequenza non è sufficiente per un significativo miglioramento della situazione.
Avendo un figlio con disabilità cognitiva ormai uomo, personalmente ho imparato che il genitore deve considerare il terapista un suo punto di riferimento per imparare come stimolare fisicamente, verbalmente, sensorialmente il figlio. È a casa che deve esserci un intervento regolare di stimolazione del genitore per creare una vera svolta nella disabilità.
Attivandomi almeno una o due ore al giorno nel periodo pre-scolare con un grosso sostegno dei terapisti, ho portato mio figlio a stare dentro i tempi di media dello sviluppo motorio, di linguaggio e delle conoscenze dei concetti di base di un bambino. Lo aiutavo con esercizi di fisioterapia indicati dalla fisioterapista che mi mostrava come in ogni sessione lavorava con mio figlio.
Abbiamo anche lavorato sullo sviluppo del linguaggio, psicomotorio e sensoriale sempre attraverso un confronto collaborativo e di proficua interazione con i terapisti. Il risultato di tutto questo lavoro abbiamo iniziato a vederlo a scuola dove l’attenzione si è elevata, rimanendo costante e produttiva, dove il controllo del comportamento e la capacità di concentrarsi erano evidenti sebbene fragili e con necessità di costante supporto, dove le relazioni con i compagni erano paritetiche nonostante le fatiche di apprendimento.
Siamo riusciti a sostenere sempre un programma equipollente ma con tanto investimento di tempo perché le terapie sono continuate anche nel periodo scolastico, trasformandosi pian piano in puro training cognitivo.
Oggi che mio figlio è un uomo lo osservo nel suo modo di comportarsi, sempre adeguato con le persone e nelle situazioni. Tutti coloro che lo incontrano riconoscono in lui un grosso lavoro svolto di potenziamento, in cui le gravi complessità del ritardo mentale sono alle spalle grazie ad un continuo lavoro di prevenzione affinché non si manifestassero in tutta la loro complessità. È una persona semplice ma sempre all’altezza delle proposte che gli giungono dall’ambiente.
Il cervello, si sa, è plastico e flessibile a qualunque età, ce lo insegnano le neuroscienze e ritengo utile informare i genitori sulle potenzialità che possono sviluppare con i loro figli per arginare il più possibile il ritardo cognitivo, dedicandosi ad una collaborazione proficua e costante con i terapisti.
È fondamentale inserire stabilmente nella propria quotidianità momenti “speciali” con i figli con disabilità in cui stimolarli con la massima cura e scrupolosità. Soprattutto è importante abbandonare l’idea che portare il proprio figlio a fare le terapie è la soluzione per aiutarlo. Piuttosto l’intervento costante e continuo, peraltro suggerito anche dal metodo Feuerstein per genitori, è ciò che può garantire un vero miglioramento della disabilità intellettiva, garantendo il più possibile l’approccio adeguato agli stimoli del proprio bambino.
Dott.sa Nicoletta Lastella
Presidente di Sviluppo Cognitivo
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