La Russia può stare tranquilla: ci ha già pensato l’Unione Europea! I canali di pagamento per petrolio e gas russi li abbiamo tenuti aperti e il denaro transita. Fiumi di denaro. Dovendo scegliere tra l’essere coerenti al freddo o ipocriti al caldo, non abbiamo avuto un attimo di esitazione. Comprensibile. Anche se il rischio, ora, è di finire ipocriti e al freddo. Potrei sbagliare, ma secondo me le sanzioni non sortiranno gli effetti desiderati. L’unica utilità, ammesso che funzioni, potrebbe essere quella di innescare una rivolta.
Tuttavia, non so se sia meglio mettere alla fame i russi nel tentativo di rovesciare il loro governo, rischiando poi che finiscano con l’odiare anche noi per averli affamati, oppure pazientare che Madre Natura faccia il suo corso e cercare di portare a casa il più possibile, conducendo con serietà e rigore i negoziati di pace. Inoltre, imporre sanzioni all’unico paese al mondo che è potenzialmente in grado di sostenersi in regime di autarchia, sul medio periodo potrebbe pure rivelarsi controproducente. Infine, sanzioni tanto estese e stringenti all’interno di un’economia globalizzata e così fitta di interconnessioni, temo che avranno conseguenze inaspettate e in larga parte indesiderate. Lo slittamento dei piani di riduzione di CO₂ e Ghg, per dirne una. Il costo di carne e grano in Africa, per dirne un’altra, che potrebbe causare nuovi, giganteschi flussi migratori. Vale più che mai l’adagio: “È impossibile fare una cosa sola”.
Dovrebbe imporre cautela, ma probabilmente l’attuale europea è una classe politica comoda, agiata, che può permettersi il lusso di sacrificare le necessità alle questioni di principio, e che non è mai stata abbastanza disperata da doversi cimentare seriamente nel calcolo delle conseguenze. Così, con fare isterico, petula e schiamazza, invece di riflettere e confrontarsi, adoperando la freddezza – e la dignità – richieste dalla situazione. Sanzioni: queste le sappiamo imporre bene. A noi stessi, però. Agli altri, chissà.