Quando ci si pone nei confronti di chiunque, persone o nazioni, la prima cosa a cui si deve pensare sono i propri doveri, non i propri diritti. Perché i tuoi doveri hanno dirette implicazioni sulla limitazione degli altrui diritti, e i doveri altrui sui diritti tuoi. La base della pacifica convivenza e della pace, non è la pretesa, ma la cessione.
Non è un caso se, per esempio, il Codice di Condotta OSCE in materia di sicurezza (paragrafo I, punto 3) così reciti: “Essi [gli Stati partecipanti, ndr] rimangono convinti che la sicurezza è indivisibile e che la sicurezza di ciascuno di loro è indissolubilmente connessa con la sicurezza di tutti gli altri. Essi non rafforzeranno la loro sicurezza a scapito della sicurezza di altri Stati. Essi perseguiranno i propri interessi di sicurezza conformemente allo sforzo comune volto a rafforzare la sicurezza e la stabilità nell’area della CSCE [oggi Osce, ndr] e al di là di essa”.
E nemmeno è un caso che lo stesso codice subordini il punto 4 – il diritto di tessere relazioni di sicurezza con altre nazioni – al dovere espresso al punto 3.
Prima i doveri, dopo i diritti. Mai il contrario. Altrimenti, come è evidente, accadono i disastri. Con grande rammarico, dobbiamo notare che tanta gente che parla di diritti (sempre i propri) e di doveri (sempre altrui) non sappia nemmeno alla lontana che cosa significhi vivere in una comunità. La cosa da fare è l’esatto opposto.
Per approfondimenti si consulti il documento OSCE: https://www.osce.org/files/f/documents/e/d/41358.pdf