I fenomeni di caldo intenso hanno raggiunto notorietà mediale e anche in questi giorni se ne scrive in Italia e nel mondo. Un’onda di calore è un evento della durata di almeno 6 giorni consecutivi nei quali la temperatura massima è superiore al 90° percentile della distribuzione delle temperature massime giornaliere nello stesso periodo dell’anno sul trentennio climatologico. Già dagli anni ’80 si evidenzia un aumento notevole delle onde di calore, nello specifico nel 2020 è stato osservato un incremento di circa 17 giorni con onde di calore rispetto al valore medio calcolato sempre nel trentennio di riferimento (1961-1990).
A tutto ciò si aggiunge che nel 2020 le precipitazioni annuali in Italia sono state complessivamente inferiori di circa il 5% rispetto al valore medio.
Conseguenze dirette di questo sviluppo storico sono le notizie in cronaca in questi giorni: la siccità, con il fiume Po a livelli minimi da record e conseguente disastrosa ricaduta sul comparto dell’agricoltura e gli incendi. Già nel 2021 sono bruciati il triplo degli ettari del 2020, metà dei quali costituiti da foreste, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021 risulta andata in fiamme una superfice complessivamente pari allo 0,5% del territorio italiano, area corrispondente, per farci un’idea, al Lago di Garda.
Oltre a far risuonare sirene d’allarme, inascoltate dagli anni ’60, la comunità scientifica ha elaborato e proposto strategie di contrasto al cambiamento climatico tramite azioni di mitigazione, agendo sulle cause antropiche dei cambiamenti climatici attraverso la riduzione o la prevenzione delle emissioni di gas a effetto serra e il miglioramento delle attività che rimuovono questi gas dall’atmosfera e adattamento, strategia finalizzata all’adeguamento dei sistemi umani o naturali al clima attuale o atteso e ai suoi effetti.
Nell’occasione della Conferenza nazionale sul clima 2022 che si è svolta a Roma lo scorso 14 luglio è stata presentata una proposta di tre interventi straordinari, particolarmente rilevanti per accelerare la transizione ecologica e in grado di ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili in tempi rapidi considerato che in Italia siamo lontani dai trend necessari e da quanto realizzato dagli altri Paesi europei
Il primo obiettivo da perseguire entro il 2030 è raggiungere l’84% di elettricità da fonti rinnovabili. Le previsioni fatte indicano che i consumi finali soddisfatti da elettricità saliranno dal 22% attuale al 32% entro quella data. Si propone di partire costruendo un quadro normativo e amministrativo abilitante che faciliti la transizione e di promuovere l’iniziativa «Tetti solari» per l’Italia con l’obbligo di fotovoltaico sui nuovi edifici commerciali e pubblici dal 2026 e su residenziali dal 2029, sugli edifici esistenti commerciali e pubblici dal 2027. Azione importantissima sarà quella di attivare le comunità e i territori.
Il secondo intervento propone di ripensare il Superbonus per promuovere abitazioni elettrificate a zero emissioni. I miglioramenti in termini di efficienza energetica delle abitazioni in Italia sono decisamente inferiori alla media europea e le politiche di efficientamento energetico degli edifici residenziali non hanno evidentemente funzionato. In Italia il primo settore per consumi di energia (il 44% degli usi finali) e, in particolare, di gas (il 40% del totale) è rappresentato dagli edifici, la maggior parte di questi consumi provengono da abitazioni a uso residenziale. A parità di condizioni climatiche una abitazione italiana ogni anno consuma quasi il 50% in più di una abitazione media europea. Dai dati dell’ENEA si può rilevare che tramite il Superbonus sono stati finanziati complessivamente 170 mila interventi per circa 30 Mld di euro di investimenti che si possono stimare in interventi su circa 500 mila abitazioni, meno del 2% del totale nazionale. Un risultato poco significativo a fronte dell’investimento fatto e dell’urgenza che la situazione richiede.
Il terzo passaggio coinvolge le scelte comportamentali dei singoli individui che, nonostante lo scetticismo che spesso è rivolto a queste pratiche, possono avere un impatto importante sui consumi energetici, il tutto anche in tempi molto rapidi. Una campagna nazionale per sensibilizzare gli italiani promuovendo alcune semplici pratiche, si stima possa avere importanti ricadute positive sia in termini economici che ambientali: un risparmio stimato fino a 450 €/anno per famiglia, un taglio del consumo di oltre 3 miliardi di metri cubi di gas e di 2 milioni di tonnellate di petrolio.
L’effetto previsto a seguito della realizzazione dei tre interventi qui brevemente esposti indica una riduzione del consumo di combustibili fossili dell’equivalente di oltre 15 miliardi di metri cubi di gas e un taglio delle emissioni di gas serra di quasi 40 milioni di tonnellate.
Occorre renderci conto che difficilmente rivedremo formarsi i ghiacciai sulle Alpi però abbiamo il dovere di mettere in gioco tutte le nostre conoscenze e capacità per invertire un processo che, se lasciato progredire così, vedrà trasformare l’Italia in una landa desertica in tempi più brevi di quanto possiamo immaginare.
Molte ormai sono le proposte operative di Enti di ricerca, universitari, nazionali e sovranazionali, idee elaborate dopo importanti ed accurati studi con dati alla mano, ora è compito imperativo della politica farsi carico dei passaggi successivi e attuare le azioni di cui il genere umano ha bisogno perché quello che c’è in gioco è la nostra stessa sopravvivenza, e non è rimasto molto tempo.