Dott. Mattia Petrungaro
Al giorno d’oggi una delle patologie a maggior impatto sulla durata e qualità di vita è lo scompenso cardiaco. Con l’aumentare dell’età media della popolazione mondiale, prevalentemente nel mondo Occidentale, l’incidenza dello scompenso cardiaco è cresciuta enormemente e se ne prevede un aumento sempre maggiore nei prossimi anni. Pertanto, si è reso necessario lo sviluppo, nel tempo, di sistemi in grado di monitorare i pazienti anche a distanza, ottimizzando le risorse sanitarie e cercando di diagnosticare un peggioramento della condizione clinica del paziente in tempo utile per intervenire tempestivamente ed evitare conseguenze nefaste: nasce così il monitoraggio remoto (o home-monitoring).
Attualmente, alcuni pazienti con scompenso cardiaco cronico sono candidati ad impiantare un dispositivo cardiaco provvisto, in via collaterale, di monitoraggio remoto. Il primo ad essere stato sviluppato è quello associato ai defibrillatori impiantabile della famiglia Resonate prodotti dalla Boston Scientific i quali, qualora riscontrassero alcune anomalie, sono in grado di inviare un alert in maniera automatica all’unità operativa di telecardiologia dell’ospedale di riferimento.
Si è dimostrato che il dispositivo elabora e notifica gli alert fino a qualche settimana d’anticipo rispetto al verificarsi di un episodio di scompenso cardiaco acuto e ciò permette al medico d’intervenire precocemente contattando il paziente per un intervento terapeutico o un appuntamento ambulatoriale anticipato, evitando in molti casi un ricovero in ospedale.
Tutto questo è reso possibile da un particolare e sofisticato algoritmo che attinge le informazioni da più sensori all’interno del dispositivo impiantato e le utilizza per costruirsi un indice che valuta lo stato di compenso del paziente. Il valore dell’indice e dei singoli sensori misurati, vengono poi trasferiti in maniera automatica dal dispositivo impiantato ad un piccolo trasmettitore che il paziente può tenere comodamente sul proprio comodino e che a sua volta comunica col servizio di telecardiologia dell’ospedale di riferimento.
La tecnologia così utilizzata consente, quindi, di cambiare la modalità di gestione di alcuni pazienti cardiopatici passando di fatto da una modalità di attesa o standardizzata, basata su visite di follow-up a cadenza regolare, ad una modalità proattiva basata sulle esigenze reali del paziente e creata intorno a lui.
È in atto, insomma, una vera e propria rivoluzione della figura del medico e del rapporto medico-paziente che non si esaurisce con la tradizionale visita. Attenzione però a non intendere i sistemi di monitoraggio remoto come un modo per sostituire la visita vis-à-vis ma, semmai, come uno strumento integrativo con cui il medico può personalizzare la gestione del paziente. Il medico del futuro dovrà, quindi, imparare a lavorare in “smart-working” ampliando sempre più il confine spazio-temporale della visita ambulatoriale cercando di sfruttare la tecnologia che la tecnologia gli mette a disposizione per usufruire delle informazioni sulla salute dei propri pazienti.