Il coraggio che vince sulla prudenza. La voglia di cambiamento, e di amore per il Pianeta, che sconfigge la paura del nuovo. Sembra essere questa la cifra del percorso tracciato da Carlo Petrini in questi anni. Si sono chiusi da pochi giorni i battenti di “Terra Madre, il Salone del Gusto” (14^ edizione, tenutasi dal 22 al 26 settembre a Torino al Parco Dora), la manifestazione che ogni due anni porta nel capoluogo piemontese i delegati di Slow Food di tutto il mondo. Circa 3 mila tra produttori, agricoltori e allevatori si sono incontrati per raccontare le loro realtà, e lavorare insieme per un cibo e un futuro migliore; quest’anno sono arrivati delegati da 150 paesi e hanno risposto al claim #Rigeneraction. Con la presenza di un nuovo leader, l’ugandese Edward Mukiibi, 36 anni.
Si, perché Petrini, classe 1949, sociologo, gastronomo, scrittore, fondatore dell’associazione Slow Food (e molto altro), ha confermato le sue linee di pensiero nel luglio scorso, durante l’VIII congresso internazionale di Slow Food, svoltosi nella sede dell’Università di Science Gastronomiche di Bra (Cuneo). “Abbiamo bisogno di una governance che lasci spazio alle nuove generazioni”, ha detto il ‘Carlin’, “dobbiamo avere la capacità di coniugare il nuovo con la storia, di avere coscienza che il percorso fatto fino a oggi ha permesso il conseguimento di obiettivi che sembravano irraggiungibili”. Così ha lasciato la presidenza di Slow Food, fondata 32 anni fa, e ha passato la mano a Mukiini, all’epoca vicepresidente. Una scelta meditata e maturata nel tempo per favorire una svolta generazionale. Un po’ come quando Eugenio Scalfari nel 1996 lasciò la direzione de La Repubblica nelle mani di Ezio Mauro, è stato il commento di alcuni osservatori nei giorni successivi. Originario dell’Uganda, Mukiibi è un agronomo con una laurea triennale in Agricoltura e gestione del territorio conseguita al Makerere University di Kampala, in Uganda, e un Master in Gastronomia conseguito proprio all’Università di Scienze Gastronomiche di Bra.
“Viviamo una fase in cui c’è bisogno di rafforzare il senso profondo del nostro operato”, ha affermato il fondatore di Slow Food. “Ho la sensazione che la situazione sia molto grave. La situazione climatica genera sconquassi, ed è solo l’inizio di quella che può essere ritenuta una fase di deterioramento irreversibile. Questo perché la politica a livello planetario, malgrado gli appuntamenti annuali dove le governance internazionali si ritrovano e ascoltano le diagnosi allarmistiche degli scienziati, prende decisioni flebili. Poi, ancor più grave, con estrema puntualità non le mantiene”. Parole chiare, senza perifrasi, da parte dell’unico italiano inserito nel gennaio 2008 dal quotidiano inglese The Guardian tra le 50 persone che “potrebbero salvare il pianeta”. Di lui Michele Serra ha scritto: “E’ uno dei pochi leader mondiali che abbiamo in questo Paese. Organizza la più grande rassegna mondiale di contadini. Frequenta Carlo d’Inghilterra, Vandana Shiva, gira il mondo, il suo Slow Food ha 40 mila iscritti in America”.