Per Julian Assange, si mobilitano i sindacati europei dei giornalisti che gli offrono la tessera e gridano: “liberatelo è uno di noi”.
Ieri, 27 aprile, la Federazione Nazionale della stampa italiana, a Roma, ha ospitato l’avvocato Stella Moris, moglie dell’editore di WikiLeaks, Julian Assange per rilanciare la campagna “Libertà per Assange” e aggiungere altro. La novità, per Vittorio di Trapani, presidente FNSI, è che in Italia il sindacato dei giornalisti è in prima linea anche per la libertà di informazione e ha attivato una rete a livello europeo: a oggi, diciannove sindacati dei giornalisti di diversi Paesi, hanno deciso di offrire ad Assange la tessera del loro sindacato, inclusa la Gran Bretagna, perché sia considerato uno di loro e come tale vada tutelato e rappresentato. Da oltre dieci anni, Julian Assange è escluso dal mondo, privato della libertà, punito per aver osato troppo. Si tratta di “una ingiustizia mostruosa”, aveva scritto il regista inglese, Ken Loach, nella prefazione al libro di Stefania Maurizi, “Il potere segreto”. Ne è convinto anche lo svizzero Nils Melzer, titolare della cattedra di diritti umani di Ginevra, che, dal 2016 al 2022, è stato relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, mentre oggi è direttore presso il Comitato internazionale della Croce Rossa: “Assange non è una spia, né uno stupratore, ma un uomo torturato.” Da quando lo ha affermato, è stato isolato e racconta tutto nel nuovo libro “Storia di una persecuzione. Il processo a Julian Assange”, Fazi editore. Melzer è stato isolato, ma non ha taciuto. Per l’avvocata sudafricana Stella Moris, moglie di Assange, oggi a Roma e Napoli, Melzer ha fatto una decostruzione di tutto ciò che era stato imbastito attorno a Julian, mentre la giornalista Stefania Maurizi in “Il potere segreto” aveva cercato, di ricostruire i vari tasselli sparsi sulla vicenda. “La verità è l’ultima linea di difesa per questa battaglia – ha detto Moris, ma occorre che la conoscano tutti”. Soltanto l’opinione pubblica e una informazione coraggiosa e ben informata possono cambiare qualcosa. Il dito puntato contro l’inerzia delle principali testate giornalistiche, inclusa la Rai, che, fino a oggi, non hanno dedicato neanche un minuto alla questione Assange, è stato il filo rosso dell’incontro. Ne hanno parlato Beppe Giulietti, Stefania Maurizi, fino all’intervento dell’ex deputato Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista. Secondo quest’ultimo, la politica è ormai troppo debole e i giornalisti troppo pavidi. Julian Assange aveva cominciato nel 2010 pubblicando documenti segreti e scottanti sulle tante “bugie delle guerre” e tutti ne beneficiavano da WikiLeaks. Poi, è andato tutto male e non c’è stato nessun giornalista, eccetto Stefania Maurizi e pochi altri, né una istituzione che abbiano agito, perché avesse un giusto processo, perché smettessero la tortura psicologica, la diffamazione, le intimidazioni.
Così, è chiaro, la mobilitazione, ripartita oggi, a pochi giorni dalla Giornata Mondiale per la Libertà di stampa, non è solo per Assange, ma per la libertà che ogni cittadino deve pretendere per sé, chiedendo la difesa di chi, da giornalista, deve svelare il potere. Non c’è un giornalista che merita questo e uno no, a seconda che sia americano, curdo, oppure ucraino o russo, ha sottolineato Beppe Giulietti. “Il processo a Julian Assange, ci riguarda tutti”- ha ribadito Stella Moris. “Esistono organizzazioni che vogliono influenzare il modo in cui conosciamo e quello in cui percepiamo le cose, per questo la verità e la possibilità di divulgarla sono l’ultima linea di difesa in questa battaglia”, ha sottolineato la moglie di Assange.