Armistizio, fuga e resistenza
Il giorno 8 settembre 1943 fu un momento fondamentale per la storia del nostro Paese. La svolta storica dell’Italia transitò da un armistizio ad un tradimento.
8 settembre 1943. Data assai famosa e determinante per la recente storia d’Italia. A questa data gran parte di noi italiani associa la parola Armistizio.
A quella data mio padre era prigioniero degli inglesi in Africa, un mio zio disperso in Russia, un altro giaceva in un letto di ospedale dopo esser stato abbattuto sopra Stresa, un altro che portava il mio nome ed era stato decorato sul campo a El Alamein era appena riuscito a rientrare in Italia in modo rocambolesco. Il resto della famiglia sfollata qua e là ormai priva di speranza e di beni.
Più o meno questa era la situazione delle famiglie italiane in quel disperato settembre del 1943.
Ma la storia era in agguato e si preparava a dare una sterzata che avrebbe cambiato il percorso della storia e nuovamente la vita degli italiani.
In gran segreto il 3 settembre 1943 – ecco la vera data importante – dopo trattative convulse e difficili tra Alleati e Italiani fu firmata la resa incondizionata dell’Italia alle Nazioni Unite. Le firme erano quelle del generale Castellano per l’appena nominato primo ministro Pietro Badoglio che sostituiva Mussolini e di Walter Bedell Smith (poi direttore della CIA) a nome del generale statunitense Eisenhower.
Il tutto avvenne in Sicilia, nella frazione di Siracusa detta Cassibile in località santa Teresa Longarini.
Il documento conteneva una clausola determinante, in base alla quale l’armistizio sarebbe divenuto efficace solo dopo la sua proclamazione pubblica.
Gli Alleati cominciarono subito un pressing su Badoglio che tentennò, così come già aveva fatto per la firma dell’Armistizio. Gli Alleati allora bombardarono pesantemente molte città italiane. Ben centotrenta aerei B-17 degli Alleati attaccarono Civitavecchia, Viterbo e poi Napoli.
Badoglio ancora tentennava. Gli Alleati decisero allora di procedere autonomamente e alle ore 17:30 di mercoledì 8 settembre 1943 (in Italia le 18:30) il generale statunitense Eisenhower annunciò l’armistizio dai microfoni di Radio Algeri. Dopo circa un’ora anche Badoglio rese pubblico l’Armistizio dai microfoni dell’EIAR di Roma. È la fine dell’alleanza con la Germania nazista e l’inizio di una nuova cobelligeranza con gli Alleati.
Durante la notte va poi in scena una farsa tutta italiana, Vittorio Emanuele IIl, purtroppo Re d’Italia, scappa da Roma con la Regina, il principe Umberto, il maresciallo Badoglio e tutto lo stato maggiore. Si dirigono a Pescara per imbarcarsi sulla corvetta antisommergibile “Baionetta”. Un altro scherzo del destino. Il nome della nave fa tristemente rima con sciaboletta, termine con il quel era appellato il Re per la sua bassa statura e forse a sottolineare altri limiti ben più importanti per il nostro Paese.
L’esercito italiano, già in precarie condizioni e ora senza comandi, si sfascia e cade in balia dei tedeschi. Fortunatamente alcuni reparti si riorganizzano e a Roma, insieme ai civili, cominciano a resistere ai nazisti dando inizio alla Resistenza.
L’Italia è spaccata in due. L’Italia settentrionale occupata dall’esercito tedesco e quella meridionale sotto il governo di Badoglio e degli Alleati.
È l’inizio di una nuova fase per la Resistenza italiana.
Una parte consistente di italiani, esasperati da anni di regime fascista e dai disastri della guerra, ruppe gli indugi e si diede alla lotta partigiana contro gli occupanti nazisti. Le unità partigiane, formate da uomini e donne di diverse (non dimenticatelo mai!) estrazioni sociali e politiche, agirono in montagna, in campagna e in città, compiendo importanti azioni di sabotaggio, spionaggio nonché veri e propri combattimenti contro le forze tedesche.
Per gli italiani si aprì quindi un altro doloroso capitolo di storia, un periodo intriso di sangue, macchiato da nefandezze, tradimenti, falsità, mistificazioni, violenze bestiali e atti di indimenticabile eroismo ma alla fine un vero e proprio periodo di transizione verso un Paese nuovo.
L’8 settembre 1943 ha quindi prodotto pesanti effetti sulle componenti storico-sociali in Italia. La fine del regime fascista e l’armistizio di Cassibile hanno creato le basi per la ricostruzione politica e sociale del Paese. Dopo la fine della guerra, l’Italia si trovò di fronte a una scelta epocale tra la restaurazione monarchica e l’instaurazione di una repubblica parlamentare.
Il 2 giugno 1946, il referendum istituzionale determinò la nascita della Repubblica e per l’Italia si aprì una inaspettata fase di ricostruzione e riorganizzazione, con l’obiettivo purtroppo mai raggiunto di superare le divisioni e costruire un’Italia si democratica ma soprattutto unita.
Foto Copertina (Wikipedia: foto di Pietro Badoglio, capo del governo italiano dal 25 luglio 1943 al 17 aprile 1944)