La Borghesia, in Italia, nasce nel Medioevo e si identifica subito con la classe mercantile. Si afferma e consolida nel Rinascimento per poi raggiungere l’apice della sua importanza nel periodo della Rivoluzione industriale.
Nel ‘800 la Borghesia italiana è promotrice e protagonista del processo di unificazione del Paese. Non si nasconde ma anzi si vanta di promuovere la sostituzione del regime monarchico assoluto con la forma di governo parlamentare. Grandi industriali e importanti banchieri, nascostamente finanziano il movimento risorgimentale e sostengono attività politiche necessarie per raggiungere l’unità nazionale.
In questo processo spesso, ci dice la storia, la Borghesia va a braccetto con la Massoneria. Indipendentemente da come ciascuno di noi la pensa, esistono diverse connessioni tra queste due istituzioni, e la comprensione di tali connessioni può aiutare a comprendere meglio la complessità della storia italiana.
Molti membri della borghesia italiana erano anche membri della massoneria, e la loro attività massonica ha influenzato la loro vita politica e sociale. Numerose delle figure politiche del Risorgimento, come Camillo Benso Cavour, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, erano membri della massoneria. Molti artisti e intellettuali erano sia borghesi sia massoni. Citiamo addirittura due premi Nobel italiani: Giosuè Carducci e Salvatore Quasimodo.
Nel secolo successivo, il XX, la Borghesia si trasforma, compressa e poi dilatata dai processi sociali e culturali che avvengono nel Paese in connessione con la Prima e la Seconda Guerra mondiale. Nel dopoguerra, è innegabile, svolge un ruolo fondamentale nel processo di ricostruzione del paese e nell’avvio del boom economico italiano. Negli anni ’60 e ’70 inizia però la Borghesia subisce continui attacchi sempre più severi e violenti da parte dei movimenti studenteschi e operai.
L’avvio del processo di globalizzazione che successivamente investe l’Occidente fa il resto, mutandone ancora la fisionomia.
Nonostante tutto ciò rimane certamente una classe sociale che ha ricoperto un ruolo fondamentale nella costruzione dell’Italia così come la conosciamo noi oggi. La Borghesia ha infatti ricoperto un ruolo essenziale nella storia, nell’arte e nella letteratura del nostro Paese.
Attualmente, ricorrendo forse a uno stereotipo, possiamo definire la Borghesia italiana connotata da un alto potere d’acquisto e conseguentemente da una vita tendenzialmente lussuosa. Ha nelle sue mani potere economico, politico e mediatico. Le ripetute crisi economiche degli ultimi anni hanno però indotto una perdita di prestigio accompagnata da una riduzione delle opportunità sociali normalmente presenti per questa classe sociale.
Senza tema di smentita possiamo affermare che la Borghesia italiana è stata storicamente avversa alla classe operaia e ai partiti di sinistra, ondivaga con il fascismo; possiamo altresì affermare che in epoca recente ha lavorato alacremente nell’organizzare partiti appartenenti all’area di centro-destra e nel tentare di definire a proprio vantaggio la politica economica del Paese.
La situazione descritta oggi è mutata, almeno in parte. Tra i nemici storici della Borghesia italiana la classe operaia – ormai pressoché inesistente – ha lasciato il posto ai movimenti sociali (anarchici, ambientalisti, antagonisti, ecc.) e ad un nuovo inaspettato antagonista, la classe media.
Questa classe, che un tempo poteva forse costituire la parte “bassa” della Borghesia, si sente sempre più emarginata da questa classe sociale causa il processo di polarizzazione sociale in essere e, in parte sostituendosi e alle volte confondendosi con la ormai quasi estinta classe operaia, ne critica gli atteggiamenti clientelari, le provocate disuguaglianze sociali e le derive ipercapitalistiche che per molti aspetti sembrano riportare all’assolutismo monarchico.
Da qualche anno, la Borghesia italiana ha visto aumentare esponenzialmente il numero dei suoi critici proprio all’interno della classe media, che denuncia con forza le disuguaglianze e le disfunzioni che caratterizzano la società italiana. I ricchi e potenti borghesi sono ritenuti i principali responsabili della citata crescente polarizzazione delle ricchezze e della debolezza economica del paese.
Non è un caso che i partiti di destra si siano spostati, sostanzialmente abbandonando la Borghesia, per far proprie in modo più o meno esclusivo istanze populiste e popolari. Quelli di centro destra, uno di fatto, costruito ad immagine e somiglianza di un imprenditore, ormai arranca e stenta nel trovare la sua vera collocazione sociale.
Il vero perdente di questo “risiko” risulta però essere la classe media che ha ormai perso i propri riferimenti e proprio per questo si avvia forse verso un declino immeritato ma forse inarrestabile. Questa classe risulta ormai stretta in una morsa tra una sinistra che, nuovamente radicale e massimalista, considera ricco e inviso il manager o il professionista che dopo studi impegnativi e una vita di lavoro guadagna cento mila euro lordi l’anno e una destra concentrata a supportare una parte del paese che forse si trova dove è in gran parte per propri demeriti.
Il futuro dunque è incerto, per tutti sicuramente, ma è chiaro che la Borghesia in Italia dovrà affrontare le sfide poste da una società in continuo cambiamento (non sempre verso il meglio) ed evoluzione e probabilmente da uno scenario di scontri sociali anche pesanti sempre più probabili. La Borghesia italiana dovrà rinunciare alle sue velleità assolutiste, recuperare il supporto della classe media oramai perlopiù costituita da professionisti, manager e lavoratori autonomi che caratterizzano il Paese, combattere le eccessive diseguaglianze e i livelli crescenti di povertà, rispondere adeguatamente alle istanze di protezione ambientale. Solo così potrà nuovamente collocarsi al centro della società italiana e guidarne lo sviluppo.
Posto che lo voglia…
Fonti: www.andreapellegrino.it, www.treccani.it, www.grandeoriente.it, www.it.wikipedia.org
Foto di copertina: Quentin Massys, Il prestatore di denaro e sua moglie, 1514, esempio di coppia borghese