In un contesto sociale in cui i diritti costituzionali si intrecciano con le azioni sindacali, l’articolo 40 della Costituzione italiana afferma che il diritto di sciopero può essere esercitato nell’ambito delle leggi che lo regolano. Ma quali sono queste leggi e come si bilanciano con altri diritti di rango costituzionale?
L’Avvocato Cludio Venghi, ci spiega che le leggi principali che disciplinano lo sciopero in Italia sono la Legge 146 del 1990 e la Legge 83 del 2000, quest’ultima specificamente dedicata alla regolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali. Queste normative forniscono un quadro giuridico che cerca di armonizzare il diritto di sciopero, fondamentale per l’azione sindacale, con la necessità di garantire i diritti basilari come la libertà di circolazione, il diritto alla mobilità, l’accesso all’istruzione e al lavoro.
Il cuore di questo equilibrio risiede nella Commissione di Garanzia, un organo preposto alla verifica dell’andamento degli scioperi, specialmente nei servizi pubblici essenziali. La Commissione si pone come mediatore tra gli interessi sindacali e la salvaguardia dei diritti fondamentali dei cittadini.
È importante sottolineare che il potere del Governo di emettere provvedimenti di precettazione, già contemplato nel nostro ordinamento, gioca un ruolo chiave in questo contesto. La precettazione è un meccanismo amministrativo che si traduce in un’ordinanza diretta a garantire le prestazioni indispensabili durante uno sciopero, imponendo all’amministrazione o all’impresa erogatrice di adottare le misure necessarie per assicurare i diritti fondamentali, come la libertà di circolazione e l’accesso a servizi cruciali.
Questo delicato equilibrio tra il diritto di sciopero e la tutela dei diritti fondamentali riflette la complessità della società moderna, in cui la Commissione di Garanzia svolge un ruolo cruciale nel garantire che entrambi gli interessi siano adeguatamente tutelati. In ultima analisi, si tratta di trovare un compromesso che rispetti la libertà sindacale senza compromettere i diritti essenziali della cittadinanza.