Con questo numero vogliamo anticipare il ricordo di una data importante per due importanti paesi africani: l’Algeria e il Marocco.
I 20 aprile 1980 fu il giorno che permise ai berberi per la prima volta dall’indipendenza di chiedere a gran voce il riconoscimento della propria lingua e cultura dando vita alle prime proteste di massa contro il governo della storia algerina.
Una protesta di altri giovani nel mondo
Nonostante il fallimento esso darà vita a una serie di moti di ribellione che attraverseranno la società algerina e che saranno coronate nel 2016 con il riconoscimento da parte del governo della lingua berbera come lingua ufficiale del paese.
Le prime proteste della storia algerina moderna

Il 20 aprile 1980 andava in scena l’ultimo capitolo della Primavera berbera ovvero quel movimento di protesta che tra il marzo e l’aprile del 1980 vide le popolazioni berbere dell’Algeria richiedere, per la prima volta, al governo centrale il riconoscimento del proprio idioma come lingua ufficiale del paese.
Chi sono i berberi
I berberi sono una popolazione di circa 36 milioni [1] di persone stanziate principalmente tra Algeria e Marocco, di cui costituiscono una importante minoranza delle rispettive popolazioni.
Le fonti storiche attestano la presenza nella zona di popolazioni berbere fin dall’epoca dell’antico Egitto ma è intorno al III secolo a.C. che abbiamo le prime notizie di regni berberi organizzati che saranno poi assorbiti all’interno dell’Impero Romano.
È a questo periodo che risale l’origine della parola berbero che altro non è che una derivazione della parola barbaro. Tuttavia i berberi si riferiscono a sé stessi con la parola amazigh, che significa “uomini liberi”.
L’Impero Romano
Crollato nel V secolo l’Impero Romano d’Occidente e terminate le parentesi della dominazione vandala e della riconquista romana il nord africa fu investito dalla conquista araba del VII secolo. Qui avvenne forse la vera nascita del popolo berbero in quanto esso resistette all’arabizzazione portata avanti dai nuovi conquistatori.
I berberi, sebbene in buona parte si convertissero all’Islam, mantennero la propria lingua e la propria cultura divenendo una comunità separata all’interno del grande Califfato mussulmano di matrice araba.
Da allora seguirono le vicende storiche dell’area che gli arabi chiamarono Maghreb (occidente in arabo) subendo la colonizzazione francese e spagnola contro cui lottarono tenacemente.
Nonostante la conquista dell’indipendenza per Algeria e Marocco nei primi anni ’60 i berberi continuarono ad essere discriminati in quanto l’arabo rimase l’unica lingua ufficiale dei due paesi.
Le proteste del 1980
Nei primi anni post indipendenza i nuovi governi, dominati dal Fronte di Liberazione Nazionale (FNL), portarono avanti politiche di arabizzazione delle comunità berbere impedendo l’insegnamento della loro lingua madre nelle scuole e nelle università.
Inoltre l’arabo era l’unica lingua usata in tutti i procedimenti burocratici e ciò costringeva di fatto i berberi a dover imparare l’arabo per partecipare alla vita politica del proprio paese o anche solo per richiedere un documento.
La poesia berbera e l’università
Il punto di rottura si raggiunse il 10 marzo 1980 quando i responsabili dell’università di Tizi Ouzou, una delle principali città berbere, annullarono la conferenza sulla poesia berbera dello scrittore Mouloud Mammeri senza fornire spiegazioni.
Già il giorno dopo iniziarono gli scioperi e le manifestazioni contro il provvedimento che si diffusero fin nella capitale Algeri.
La risposta governativa fu durissima e il 7 aprile una imponente manifestazione ad Algeri venne repressa con arresti di massa, le stime parlano di più di cento manifestanti imprigionati.
Contemporaneamente iniziava lo sciopero dell’università di Tizi Ouzou. Il giorno dopo si tenne ad Algeri una nuova protesta sta volta tollerata dalle autorità ma già il 10 venne indetto uno sciopero generale in tutta la Cabilia, la regione algerina a stragrande maggioranza berbera, contemporaneamente il governo accusava i manifestanti di essere pilotati dall’estero.
Il 17 il presidente algerino Chadli Bendjedid dichiarava che l’Algeria è un paese “arabo, musulmano, algerino” mentre le forze di sicurezza espellevano i manifestanti dall’ospedale di Tizi Ouzou.
Il 20 aprile infine la polizia prese d’assalto l’università di Tizi Ouzou con i giovani manifestanti picchiati brutalmente e portati nelle caserme dove furono interrogati e torturati dagli agenti.

Le conseguenze
Nonostante la dura repressione e il fallimento delle manifestazioni esse rappresentarono il primo moto di protesta spontaneo della storia algerina post-indipendenza.
Per la prima volta le scelte del regime algerino, che comunque è tuttora al potere, venivano messe in discussione. Esso rappresentò la base e il modello per le proteste che coinvolsero negli anni successivi l’intera società algerina.
Esse ebbero una diffusione molto più ampia vedendo gli algerini nel loro complesso scendere in piazza per richiedere condizioni di vita migliori, piene libertà civili e un sistema politico realmente democratico.
Sebbene non abbiano ancora raggiunto tutti i loro obiettivi gli algerini ciclicamente scendono in piazza per rivendicare i propri diritti e nel corso del tempo hanno anche raggiunto qualche successo.
Nel 2019, dopo pesanti proteste, l’ottuagenario presidente Bouteflika, già gravemente malato, è stato costretto a rinunciare a candidarsi per un quinto mandato e a dimettersi mentre nel 2016 dopo l’ennesimo ciclo di proteste il governo riconobbe la lingua berbera come lingua ufficiale del paese permettendone il suo insegnamento.
Questo rappresenta, finalmente, il lungo e atteso riconoscimento del popolo berbero come un popolo dotato di una propria identità e cultura ponendo termine alla più che trentennale lotta dei berberi iniziata in quel marzo aprile del 1980.
La strada per la piena democrazia sarà ancora lunga e tortuosa. Il regime è ben lungi dal cadere e mantiene uno stretto controllo sulla vita dei suoi cittadini ma passo dopo passo protesta dopo protesta sempre più crepe si iniziano a vedere nella struttura di potere del FNL.
Un percorso iniziato proprio quel 10 marzo 1980 quando per la prima volta dei comuni cittadini si decisero di non adeguarsi alle scelte del governo e iniziare a dire no.
Sitografia e bibliografia
[1] Steven L. Danver (2015). Native Peoples of the World: An Encyclopedia of Groups, Cultures and Contemporary Issues