Neil Armstrong, pilota collaudatore Marina USA, prima uomo sulla luna (fonte: Wikipedia)
L’anniversario dello sbarco dell’uomo sulla luna coincide con la fine di un conflitto ventennale che si apre subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Quest’ultimo, la “corsa allo spazio” è stato caratterizzato da un territorio di competizione inedito, con obiettivi ambiziosi quanto mai prima: la conquista del cosmo
Nel 1969 Armstrong è il primo uomo a mettere piede su un corpo celeste differente dalla Terra in millenni di storia dell’umanità.
Il padre della moderna astronautica che ha dimostrato, per la prima volta, come fosse possibile per l’essere umano andare (e tornare intatto) dall’unico satellite naturale del nostro pianeta. Mezzo secolo dopo l’obiettivo della NASA è, con la serie di missioni “Artemis” quello di tornare sulla luna, questa volta per restarci e sfruttare appieno le potenzialità economiche (ma non solo) del corpo terrestre.
Certo è che, in epoca a noi contemporanea, l’astronautica ha ripreso uno slancio che mai aveva avuto nell’ultimo secolo, rinascendo in un nuovo “periodo d’oro”. Il precedente fu, per l’appunto, un ventennio (dalla fine della guerra allo sbarco lunare) denominato, per l’appunto, “corsa allo spazio” in cui le grandi potenze si lanciarono in un’accanita conquista dei cieli.
L’obiettivo finale raggiunto dagli statunitensi fu la conquista del suolo lunare, l’ultima linea dopo la quale, però, non si fece più un passo. Nessun ritorno umano sul corpo celeste, solo stazioni che ne studiassero la permanenza nello spazio, e l’invio di sonde: la grande carica sembrava essersi, infatti, esaurita tanto negli sforzi dei governi quanto nell’opinione pubblica. La ragione dietro a questo “sonno spaziale” ebbe come fattore principale l’oblio da parte dei governi delle rispettive ambizioni di supremazia che erano collegate alla conquista del cosmo. Non è un caso, difatti, che gli astronauti provenissero perlopiù dall’ambiente militare, che aveva fortemente spinto la ricerca scientifica. Sin da quanto, a guerra finita, l’ingegnere tedesco Werner von Braun aveva dimostrato che i missili V2 potevano raggiungere la “velocità di fuga” dall’atmosfera raggiungendo lo spazio, il grande obiettivo era stato quello di trasformarlo nel “campo di battaglia del futuro”. Il raggiungimento americano della luna dimostrò, però, che l’idea di allargare le proprie sfere d’influenza militare al di fuori dell’atmosfera fosse resa impraticabile da evidenti limiti tecnologici.
Le cose, però, ora sono cambiate: l’umanità ha costruito le proprie stazioni spaziali, adesso le comunicazioni radio (civili e militari) vengono veicolate in gran parte dai satelliti. Ne va da sé che lo spazio sempre più interconnesso con la nostra Terra, diventa un obiettivo strategico fondamentale, il cui controllo ha delle ripercussioni sugli equilibri politici e tecnologici forti quanto mai prima d’ora.