Le infrastrutture occasione di sviluppo economico
La costruzione delle infrastrutture fu un’occasione di sviluppo economico perché, oltre a favorire i trasporti e il commercio, richiese una grande quantità di mezzi, materiali e manodopera e costituì un forte impulso per l’economia.
Lo sforzo per la costruzione delle ferrovie
La costruzione delle ferrovie richiese uno sforzo ingente e i benefici non furono immediati.
Furono necessari grandi investimenti finanziari, lunghi tempi di realizzazione e i guadagni tardavano ad arrivare.
Il sistema andò presto in crisi rendendo necessario l’intervento dello Stato.
Nazionalizzazione
La nazionalizzazione delle ferrovie avvenne nel 1905 e fu un vero è proprio salvataggio, che impegnò lo Stato con ingenti capitali.
Seguì la riorganizzazione della rete e una fase di grande trasformazione. Fu rinnovato il materiale rotabile e aumentò l’elettrificazione delle linee.
Il trasporto di uomini e materiali al fronte durante le prima guerra mondiale fu un potente fattore di innovazione e di consolidamento.
Lo sviluppo della motorizzazione
Dopo la guerra, le ferrovie vissero molte difficoltà per l’aumento dei costi, per i danni subiti dalle linee, ma soprattutto per la riduzione del traffico dovuto alla crescente concorrenza dei servizi automobilistici.
Cominciava l’epoca della motorizzazione. Il numero dei mezzi in circolazione, aumentava sempre più ed era sentita l’esigenza di ammodernare la rete stradale e di adeguarla alle nuove esigenze. Non mancarono le nuove idee e lo spirito di iniziativa.
La prima autostrada al mondo fu la Milano-Laghi, inaugurata nel 1924, fu realizzata su iniziativa di un privato, ma con l’appoggio del regime fascista.
Ferrovie e fascismo
L’Italia però continuò a investire nelle ferrovie sulle quali si concentrarono grandi investimenti. Il fascismo infatti puntò proprio sullo sviluppo della rete ferroviaria per dare un’immagine di efficienza. Migliorò quindi gli impianti fissi e il materiale rotabile per assicurare il trasporto sulle lunghe distanze.
Il declino delle ferrovie e il primato delle autostrade
Nel secondo dopoguerra le ferrovie persero il loro ruolo primario. Furono viste come una infrastruttura costosa e inefficiente. Cominciò la politica del taglio dei rami secchi e molte linee secondarie furono smantellate.
La pressione operata dall’industria automobilistica sulla politica e il progressivo affermarsi della motorizzazione di massa spostò l’interesse verso la costruzione di strade e autostrade. L’Autostrada del Sole divenne il simbolo di questa nuova tendenza. Lo sviluppo della rete autostradale fu rapido e quando nel 1973 si arrestò, anche a seguito della crisi petrolifera, aveva una estensione inferiore solo a quella degli Stati Uniti e della Germania.
Luci e ombre
Oggi il quadro generale delle infrastrutture ferroviarie e autostradali presenta luci e ombre derivanti dalle scelte del passato. Le reti ferroviarie e autostradali italiane si formarono in modo indipendente l’una dall’altra, senza uno schema organico e senza tener conto del fatto che andavano a operare sul medesimo territorio.
Mancò quindi la programmazione.
La politica interferì nelle decisioni orientandone i risultati.
Si investì molto sulle autostrade, molto meno sulla rete di strade ordinarie.
Ferrovie trascurate
Per anni le ferrovie sono state trascurate e si è puntato soprattutto sui trasporti su gomma.
Solo in anni recenti con lo sviluppo dell’alta velocità sono ripresi gli investimenti nelle ferrovie.
Dal canto loro le autostrade hanno richiesto opere di ammodernamento, di completamento di tratte per anni incompiute e sono stati aperti i cantieri di nuove autostrade.
Gli squilibri continuano…