Il fenomeno del “bornout” tra integrazioni e stili di vita
In questa seconda parte, proviamo ad esplorare le implicazioni, i rimedi e i rischi del bornout, mentre lo facciamo usiamo due tipi di lenti, due concetti: l’integrazione e lo stile di vita. Presupponendo che manchi qualcosa, dunque, si decide di proporre un’integrazione, nel caso concreto, tramite un integratore.

Conflitti d’interesse
Svolgendo una breve ricerca, notiamo come ci siano molteplici articoli in evidenza, che introducono il tema degli integratori e il bornout mettendo al centro i nutraceutici e gli studi scientifici annessi. Questi però sono difficilmente controllabili, in quanto gli stessi siti, così come gli studi, sono finanziati da chi vende gli integratori stessi, facendo quantomeno dubitare di un plausibile conflitto d’interessi.
Stile di vita ed effetto placebo
Nel complesso, gli integratori possono avere un senso attraverso l’utilizzo di un manuale d’istruzione per accedervi senza perdere di vista il quadro generale: gli interessi annessi e connessi e l’importanza fondamentale dello “stile di vita” di una persona. Senza contare dell’effettiva efficacia degli integratori: è infatti acclarato come il principale trainante di un integratore, in particolare per quanto riguarda la “stanchezza cronica”, sia l’effetto placebo.
Le fonti
Ce lo ricordano fonti scientifiche come la rivista della società italiana di psicopatologia o le divulgazioni scientifiche dello psichiatra e psicoterapeuta Valerio Rosso, molto attivo con il suo blog e i canali social e che ha a cuore la questione dello life style.

Stile di vita
Un aspetto cruciale del concetto di integrazione sono le “sane abitudini” che scegliamo all’interno della nostra giornata. Infatti, ad accompagnare eventuali terapie con integratori, deve esserci una base fondamentale di cicli di sonno costanti e di qualità e un’alimentazione, che, se ricca ed equilibrata, sostituisce interamente l’utilizzo degli integratori alimentari.
La via della terapia
Un’altra strada percorribile, per quanto onerosa e quindi non accessibile a tutti (sarebbe interessante, e mi ripropongo, di approfondire il tema del “bonus psicologo”), è quello della relazione terapeutica. Perché sì, terapia significa entrare in relazione, certo non paritaria e con un setting specifico, ma ci pone difronte a noi stessi tramite la guida di un’altra persona.