Nei secoli fedeli
L’Arma dei Carabinieri, oggi divenuto a tutti gli effetti un Corpo militare al pari di Esercito o Marina, rappresenta un unicum nella storia italiana, tanto da essere divenuto quasi un simbolo.
Il Regio Decreto
Il 13 luglio del 1814 è un giorno che segnerà la storia italiana, regalando al Bel Paese uno dei suoi tratti più iconici, tanto da esserne divenuto, in un certo qual senso, identitario.
Un Regio Decreto istituisce, nell’allora Regno di Sardegna, l’Arma dei Carabinieri, intesi come moschettieri a cavallo e modellati sull’esempio dei chasseurs au Cheval francesi, che tanto avevano giocato un ruolo importante nelle armate di Napoleone.
Corpo militare con funzioni di polizia
L’idea di base, ossia fondere la cavalleria leggera con la fanteria, li rendeva un’unità versatile, adatta a compiti di disturbo delle attività nemiche sul campo di battaglia, a rapide cariche contro battaglioni di fanteria scoperti, appiedati erano in grado di svolgere brevi ricognizioni.
Tuttavia, ciò che subito li contraddistinse fu la qualifica di “corpo militare con funzioni di polizia”, atti cioè non tanto al combattimento sul campo di battaglia, ma al controllo dell’ordine nelle retrovie.
I Carabinieri vicino alla popolazione
Proprio questo fattore consentì, e in parte consente ancora oggi, una maggiore immedesimazione dei cittadini nei Carabinieri, storicamente avvertiti come più vicini alla popolazione rispetto a quanto avviene con le forze armate tradizionali. Se, infatti, molti reggimenti militari fanno vanto dei propri meccanismi di riconoscimento (inni, marce, bandiere, tradizioni), i Carabinieri hanno un modus agendi differente.
Il simbolo di appartenenza
Al posto dell’autoidentificazione del singolo nel suo gruppo di appartenenza, che consente sì una maggiore fedeltà da parte del singolo ma esclude gli “esterni”, la Benemerita preferisce interfacciarsi ai cittadini comuni su un piano di parità.
La sicurezza
Tale scelta, seppur in controtendenza rispetto a quanto solitamente accade nei corpi militari, ha contribuito a dare vita a una realtà più comunicante con l’esterno, il cui compito è stato da subito quello di vegliare sulla sicurezza dell’Italia.
Non è un caso, infatti, che si siano andati, col tempo, ad affidare a esponenti dei Carabinieri incarichi dirigenziali nell’ambito della sicurezza e della protezione della società in ambiti “delicati” quali il rilevamento precoce delle minacce.
Il ROS e i Servizi di Informazione
Organismi quali il ROS, e per certi versi persino i Servizi Segreti interni ed esterni sono stati, perlopiù, coordinati e diretti da esponenti dei Carabinieri, corpo militare con funzioni di polizia.
Se, negli Stati Uniti per esempio, sarebbe impensabile che la DIA (Defense Intelligence Agency, il servizio segreto della Difesa) fosse coordinata da un poliziotto anziché da un ammiraglio o un generale, in Italia non è inusuale osservare uomini in divisa nera con le strisce rosse che si aggirano in ambienti simili.
Questo in virtù del loro modo di operare, spesso discreto, sempre molto attento alla società che li circonda, che ne fanno un esempio unico quanto iconico e ben riuscito di gendarmeria.