27 Luglio anniversario della nascita di Giosuè Carducci
Nel 1906, quando Giosuè Carducci vinse il Premio Nobel per la Letteratura, il mondo intero già lo conosceva come una figura eminente del panorama culturale. Il suo imponente corpus di opere, arricchito da successi artistici, impegno politico e provocazioni religiose, aveva conquistato un vasto consenso.
Le raccolte
Le sue raccolte poetiche erano ampiamente apprezzate, mentre i suoi scritti in prosa, tra cui critiche letterarie, biografie, discorsi e saggi, riempivano una ventina di volumi. Senatore del Regno d’Italia, godeva anche di una generosa pensione vitalizia. Il Nobel rappresentò il meritato riconoscimento di una vita lunga e straordinaria.
Il Carducci classico
Carducci aveva un’intima affinità con il mondo classico, che celebrava spesso nei suoi versi, rendendo omaggio agli antichi dei romani e al vivere pagano, ora soppiantato dalla morale cristiana.
Diversamente da letterati come Baudelaire, Leopardi, Levi, Rimbaud e Huysmans, le cui opere erano intrise di tormento e oscurità, Carducci non concluse la sua vita in preghiera e pentimento.
Fino alla fine rimase un fiero nemico del Papa e della Chiesa, mantenendo un atteggiamento provocatoriamente anticlericale sino all’ultimo istante.
Libero pensatore
Verso la metà degli anni ’60 dell’Ottocento, dopo anni di guerra civile e lotta politica, la maggior parte della penisola italiana era stata unita sotto una monarchia costituzionale.
Tuttavia, il Papa continuava a esercitare un controllo politico diretto su Roma e le regioni circostanti, una delle ultime vestigia della dominazione tirannica sulla penisola italiana.
I liberi pensatori anticlericali tra i repubblicani trovavano il governo tirannico del papato altrettanto odioso, se non peggiore, di quello dei nobili ereditari non eletti.
I 28 anni e l’Inno a Satana
Carducci, libero pensatore, massone focoso e rivoluzionario, scrisse “Inno a Satana” nel settembre del 1863, all’età di 28 anni e da tre anni professore all’Università di Bologna.
Composto come un brindisi che recitò durante una cena tra amici, “Inno a Satana” è oggi riconosciuto dagli studiosi di letteratura come un manifesto schietto delle convinzioni più profonde di Carducci.
Le meraviglie del mondo
Per lui, Satana rappresentava simbolicamente tutte quelle meravigliose cose a cui la gerarchia cristiana si opponeva: la bellezza della natura e dell’arte, i piaceri sensuali, la fiducia nell’uomo di trasformare il mondo fisico, la libertà di pensiero e di espressione, la ricerca intellettuale spregiudicata, il progresso economico e sociale.
Carducci rivoluzionario
Nonostante l’impatto rivoluzionario di “Inno a Satana”, i maggiori successi poetici di Carducci dovevano ancora venire.
Rivoluzionario su più fronti, sia politici che artistici, Carducci non ebbe paura di intraprendere avventure audaci nelle sue opere. Le “Rime Nuove” e le “Odi Barbare”, apparse negli anni ’80 dell’Ottocento, contengono il meglio della sua poesia, segnando un apice nella sua carriera letteraria.
Il Premio Nobel
E così, con il Premio Nobel, il mondo non fece altro che inchinarsi di fronte all’immensa e sfaccettata grandezza di un uomo che, attraverso la sua arte e il suo pensiero, aveva osato sfidare i dogmi e i potenti del suo tempo.