Mo Yan, pseudonimo di Guan Moye. Il significato del nome scelto vuol dire:” qualcuno che non vuole parlare”:
L’uomo che allevava i gatti è una raccolta di racconti dello scrittore cinese Mo Yan, Premio Nobel per la letteratura nel 2012.
Il racconto di una Cina contemporanea dal sapore di passato
Leggere Mo Yan è un’esperienza necessaria per chi vuole confrontarsi con una realtà tanto distante dalla nostra, non solo fisicamente.
La lettura score fluida fra i colori e i profumi della campagna cinese, sembra d’immergersi in un passato lontano. In realtà è meglio fermarsi e riflettere sul fatto che lo scrittore è vivente e racconta storie verosimili della campagna nella quale è cresciuto.
La rivoluzione culturale cinese
lo scrittore, nato nel 1955 in un paesino della campagna cinese, vive sulla propria pelle le difficoltà che la popolazione vive in quegli anni e lo racconta nei suoi scritti, fra questi in Sorgo Rosso, opera che gli ha dato una fama internazionale.
Il fallimento del piano stabilito per le campagne dalla rivoluzione culturale, i cattivi raccolti degli anni ‘58/’60 e la tensione con l’URSS, mettono a dura prova il popolo cinese.
Il simbolo
Ne Il vecchio fucile, un oggetto comune, come un fucile, diventa simbolo di una famiglia. l’oggetto, passando di mano, fra le generazioni, acquisisce sempre più potere: è simbolo del di dolore un suicidio ma anche forza di una donna che non accetta un marito violento.
Il fucile appeso al muro: quasi un richiamo costante che ti chiede cosa vuoi fare, chi vuoi essere.
Il dolore
Leggendo Il fiume inaridito si piange, come si piange leggendo Rosso Malpelo: la durezza della vita che sembra trovare un appiglio di giustificazione nella società, nei ruoli ma che in realtà non giustificano la miseria umana.
La magia di un ricordo
Un ciuffo d’erba, ultimo regalo di un nonno al nipote, è l’occasione per rievocare un intenso ricordo d’infanzia ne Il tornado: un racconto emozionante e poetico che, nonostante la tragedia di un tornado, riempie il cuore di dolcezza.
Parole, parole, parole
Mo Yan è lo pseudonimo di Guan Moye; il significato del nome scelto vuol dire: ”qualcuno che non vuole parlare”: scelta singolare per uno scrittore che fa proprio della parola il senso della propria esistenza anche perchè, attraverso le sue parole, il mondo ha potuto conosce la Cina.
Il cavallo spezza la catena
il fucile sconfigge gli eroi
uno scoppio di risa porta scompiglio
nell’intera corte dei letterati e generali.
una parola fa perdere metà del paese.
Le parole e la politica
Mo Yan è sempre stato criticato per l suo sostegno al Partito Comunista, soprattutto dopo la vincita del Nobel che gli diede fama internazionale; lui però non si è mai smentito: è stato nominato vice-presidente dell’associazione degli scrittori cinesi, fortemente sostenuta dal governo e, anche una decina di anni fa, ha ribadito il suo sostegno a Xi Jinping.
Un consiglio
Leggere anche Sorgo Rosso e vedere anche il film che ne è stato tratto. Il film omonimo, ha vinto l’Orso d’oro al Festival internazionale del cinema di Berlino.