La guerra è una delle principali attività compiuta dalle nazioni umane, tanto che, proprio mentre parliamo, vi sono, in giro per il mondo, guerre e conflitti a diversa intensità. Comprendere come mai un fenomeno tanto distruttivo sia altresì tanto frequente non è cosa semplice, ma compiere questo sforzo significa avere una visione più precisa della realtà internazionale.
È stato appurato da tempo, nella letteratura antibellicista, che la guerra è un “terremoto”; tale esempio si applica anche alla geopolitica. Vediamo come.
I moderni studiosi delle relazioni internazionali hanno infatti accettato, con la nascita nel primo ‘900 del paradigma “realista” che i paesi tendono a tutelare la propria sovranità, e ciò viene fatto, secondo i “realisti”, tramite la costituzione di “sfere di influenza”. Queste ultime sono, di fatto, zone costituite da altri stati che orientano la loro politica estera o interna, in una maniera cooperativa con quella dello stato egemone. Poiché uno stato all’interno di una sfera di influenza ha, per definizione, delle limitazioni alle proprie decisioni politiche, è necessario costituire una sfera di influenza a propria volta. Questa visione, che vede gli stati in competizione per l’egemonia, è interessante per comprendere la genesi del conflitto nella realtà internazionale.
Le sfere di influenza tendono, secondo il paradigma realista, ad allargarsi per garantire la propria indipendenza nei confronti di sfere di influenza più ampie. In generale, l’obiettivo definitivo è costituire una sfera di influenza più popolosa possibile, per alimentare il più grande mercato possibile, per finanziare le migliori forze armate possibili. Non è tanto l’esistenza delle sfere di influenza nel paradigma realista alla base della genesi delle guerre, quanto la loro necessità, fisiologica, di allargamento, atta a tutelarne l’indipendenza attraverso una logica di potenza.
In tal senso si arriva, dunque, alla concezione della genesi “tellurica” della guerra, cioè come risultante dell’attrito tra due sfere di influenza in allargamento.
I fattori che possono influenzarla sono molteplici: dalle rivendicazioni territoriali a quelle etnico/religiose, ma resta il fatto che la guerra (che, per il suo carattere aleatorio resta una soluzione piuttosto drastica) ha le sue condizioni per esistere se e solo se due o più sfere di influenza si pongono il raggiungimento dei medesimi obiettivi strategici, ovvero laddove il direzionamento (o il tentativo di direzionamento) di due o più sfere di influenza è convergente.
La tensione derivante dal raggiungere il medesimo obiettivo è alla base delle escalation fra i blocchi rivali, un processo di lunghezza variabile in cui gli attori cercano di dissuadere i propri rivali dall’escluderli dai benefici derivanti dal raggiungimento dell’obiettivo che si pongono.
È proprio in questa fase che, per fermare le guerre, è cruciale intervenire.