Attilio Fontana non ha bisogno di grandi presentazioni. È il Governatore uscente di Regione Lombardia e ricandidato per la coalizione del Centro-Destra che, oggi, è anche al governo del Paese. Ieri ha chiuso la campagna elettorale al teatro dal Verme di Milano con la squadra dei leader nazionali al completo, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Maurizio Lupi e Silvio Berlusconi. Gli abbiamo rivolto alcune domande sui cinque anni appena conclusi e sul futuro della regione.
Presidente Fontana, per quanto riguarda la sanità, la Lombardia più di altre regioni ha dovuto affrontare il ciclone Covid, che ha amplificato i problemi del servizio sanitario. Quale lezione ne abbiamo tratto?
Più che amplificare i problemi ha evidenziato la carenza di medici e infermieri, come più volte avevo detto prima della pandemia. Una vera presa in carico e una vera medicina del territorio si può avere solo se si ha a disposizione il personale necessario. Una carenza figlia di una programmazione nazionale sbagliata che non ha saputo tener conto degli effettivi bisogni futuri. La pandemia ha costretto il Governo a cambiare politiche a tornare a investire in sanità. Ma per formare i nuovi medici ci vuole tempo.
E sulla questione delle liste d’attesa?
Per le liste d’attesa con l’arrivo dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso siamo riusciti a riprendere ciò che avevamo iniziato prima del Covid quando avevamo avviato una sperimentazione sulle province di Milano e Brescia per ridurre i tempi delle prestazioni più richieste. A inizio 2022 ho messo a disposizione 100 milioni di euro con questo obiettivo. Non si sono raggiunti i risultati sperati, che ora stanno iniziando ad arrivare grazie alla delibera approvata a dicembre da Bertolaso. Oltre 20 mila cittadini che avevano appuntamenti non in linea con i tempi previsti dalla prescrizione sono già stati ricontattati e hanno ottenuto l’anticipo dell’appuntamento. Ora abbiamo previsto l’anticipo anche per le prestazioni delle Tac, delle risonanze e di tante altre prestazioni.
In Lombardia la vita dei pendolari non è facile, Trenord è spesso nell’occhio del ciclone. Negli anni si è parlato di mettere a gara il servizio o di sinergie per esempio con Atm. Quali le soluzioni?
Il problema principale è che la nostra rete appartiene a RFI ed è una rete vecchia non più in grado di sopportare il traffico attuale. Cinquant’anni fa circolavano in Lombardia 500 treni al giorno, oggi ne circolano 2.200 sulla stessa rete. Mettere a gara il servizio è possibile, sapendo che vincerà uno straniero. Ma penso non sia quello il problema, bensì la rete che non è in grado di sopportare i passaggi che oggi ci sono. Noi la nostra parte la stiamo facendo: abbiamo investito 2 mld per acquistare 220 treni nuovi e 70 sono già in esercizio, ora tocca a Rfi, ma sono certo che il Ministro Salvini darà un’accelerata.
È ipotizzabile, come avvenuto in altri Paesi, un’offerta gratuita del servizio di trasporto pubblico locale, almeno per alcune categorie?
Molte agevolazioni già sono attive, ma credo che prima di fare certe proposte occorrerebbe fare i conti con i bilanci alla mano.
Parliamo di ambiente. La Pianura Padana risulta essere l’area più inquinata d’Europa, quest’anno c’è stata anche la crisi idrica: cosa fare per la transizione energetica e per combattere il cambiamento climatico?
È il bacino padano e non la Lombardia la zona più inquinata d’Europa. L’impegno per il futuro prevede una serie di iniziative tra le quali il consolidamento delle azioni a tutela della qualità dell’aria e della lotta all’inquinamento, favorendo la transizione ecologica verso la decarbonizzazione del territorio e lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Presidente, riguardo alle olimpiadi del 2026 le chiedo due cose: il rischio di ritardi per le infrastrutture e le garanzie per la sostenibilità ambientale di tutta l’operazione: quali saranno i suoi impegni?
Per le poche opere pubbliche di competenza regionale siamo in linea con i tempi.
La società del governo, invece, ha accumulato un po’ di ritardi ma si dovrebbero recuperare e dovremmo arrivare a realizzare tutte le opere pubbliche previste.
Si avranno impianti sportivi all’avanguardia che aumenteranno l’attrattività dei nostri territori e che potranno ospitare anche altri avvenimenti internazionali senza ulteriori costi.
Su un argomento per il quale lei si è speso tantissimo e cioè quello dell’Autonomia, le chiedo: il Governo ha in agenda la cosiddetta Autonomia rafforzata e differenziata per le Regioni. Quali sono rischi e vantaggi?
L’autonomia differenziata è una riforma con la quale chiediamo semplicemente che le somme che oggi lo Stato spende per svolgere certe competenze ci vengano trasferite e noi ci sostituiremmo allo Stato per le stesse funzioni, non c’è nessun tipo di violazione dei diritti di nessuno.
Si parla di elezione diretta dei vertici da estendere a Governo e Quirinale. Ma l’esperienza del presidenzialismo regionale ha funzionato?
Direi che proprio l’esperienza del covid e della campagna vaccinale ha dimostrato come le Regioni abbiano dato buona prova di sé. Eravamo sul territorio, vicini ai bisogni reali. Abbiamo scritto le regole per riaprire le attività nel maggio del 2020. Lo stesso per la campagna vaccinale che in tutte le regioni è stata molto positiva.
Un’ultima domanda. Anche nella regione più ricca d’Italia aumenta drammaticamente la povertà: cosa farà per ridurre la forbice?
Nel mese di maggio del 2022 abbiamo insediato il Tavolo per il contrasto alla Povertà e approvato il Piano regionale con l’obiettivo di favorire l’autonomia della persona, la responsabilizzazione e l’attivazione delle risorse personali, familiari e comunitarie, per la fuoriuscita dalla condizione di bisogno. Con l’attivazione del Fattore Famiglia, inoltre, Regione Lombardia si è dotato di uno strumento integrativo all’Isee, che consente di rilevare in modo più preciso i bisogni delle famiglie lombarde e, di conseguenza, di dare loro risposte più adeguate e puntuali.