Come mai la Battaglia di Creta fu tanto importante per l’esito del Secondo conflitto mondiale?
E come andarono realmente le cose?
Il ventitré maggio del 1941 è una data non secondaria all’interno degli equilibri di potere del Mediterraneo nel periodo della Seconda guerra mondiale.
L’isola greca di Creta non è, infatti, stata presa casualmente come modello per dare un nome ai venti che soffiano nel Mare nostrum. Essa è, da sempre, il centro dell’attività commerciale dell’Europa meridionale e del Nord Africa e parte del Medioriente: controllare la Rocca di Creta vuol dire, di fatto, controllare la logistica quantomeno di tutto il Mediterraneo orientale, e spingersi verso la conquista dell’Occidente.
Non è un caso che, per ben 22 anni dal 1649 al 1671, i comandanti turchi cercarono di appropriarsi dell’Isola all’epoca controllata dalla Serenissima.
In questo contesto, il venti di maggio, alle 07:00 del mattino, i primi bombardieri della Luftwaffe lanciano un inteso attacco sull’isola, presidiata saldamente dai britannici.
Seguono immediatamente, così come prescritto dalla dottrina della “guerra lampo”, i primi lanci di paracadutisti d’assalto, circa 3.000 duramente respinti dai reggimenti neozelandesi dopo una serie di duri scontri che riuscirono a decimarli. Tuttavia, la storia insegna, e aveva chiaramente insegnato agli invasori, che Creta non si prende col sangue, ma con la fame.
Da qui la seconda fase dell’Operazione Mercurio che, dopo il primo attacco, ha l’obiettivo di isolare completamente le guarnigioni nemiche sull’isola, chiudendole in uno spazio ristretto, martellandole con feroci bombardamenti anche a discapito della popolazione civile. Il fatto che, nelle prime fasi dell’attacco, i paracadutisti tedeschi fossero riusciti a rendere inservibile l’aeroporto di Maléme ebbe l’effetto conseguente di relegare a un ruolo marginale la Mediterranean fleet dell’Ammiraglio Cunningham, impossibilitata a intervenire per tagliare i rifornimenti tedeschi in arrivo via mare.
Stante il tipo di situazione, ai reparti alleati di stanza in loco, principalmente britannici, non rimase altro da fare che assestarsi sulle proprie posizioni, cercando di resistere all’offensiva di un nemico che, ormai, aveva il completo controllo dello spazio aereo e delle catene di rifornimento logistico.
Vista la situazione, ormai insostenibile anche a fronte dell’invio di rinforzi dal vicino Medioriente, il 27 maggio il Primo Ministro diede il via all’evacuazione via mare dai porti di Ierapetra e Sfakia (un’evacuazione via aerea sarebbe stata impossibile). La smobilitazione dall’isola, che passò in mano tedesca il primo giugno dello stesso anno, costituì un cambiamento dello scenario bellico mediterraneo che, da quel momento fino almeno alla caduta dell’Italia due anni dopo sarà un territorio di aspra contesa. Da lì, infatti, passavano perlopiù le catene di rifornimento tedesche che conducevano al teatro di guerra mediorientale, dal cui sabotaggio sarebbe potuto dipendere l’esito di quello che stava divenendo il principale scenario bellico: il Nordafrica.
Foto copertina: soldati alleati si arrendono a Creta