Profondo conoscitore delle dinamiche e dei cambiamenti che si rovesciano sulle nostre vite, Domenico De Masi accende un faro sul mondo della produzione e – più in generale – sul modello economico e sociale inseguito negli ultimi 50 anni. Lo fa con un libro di taglio divulgativo dal titolo ‘La felicità negata’ (Einaudi, 2022, 144 pagg.), che contiene diversi temi cari all’84enne sociologo molisano, da lui affrontati in varie occasioni durante dibattiti e confronti con il pubblico. Scenari e nodi più che mai attuali.
“Oggi si parla di benessere, intendendo soprattutto quello economico”, scrive De Masi. “Si parla di progresso e di sviluppo. E la felicità? In realtà è lo scopo di tutti noi. L’economia politica dovrebbe soprattutto occuparsi della felicità”. Secondo il sociologo (professore emerito di Sociologia del lavoro presso “La Sapienza” di Roma) “non c’è progresso senza felicita. E non ci può essere felicità in un mondo segnato dalla distribuzione iniqua della ricchezza, del lavoro, del potere, del sapere, delle opportunità e delle tutele”.
Le diseguaglianze, quindi. Di fatto oggi le otto persone più ricche del mondo hanno una ricchezza pari a circa la metà degli abitanti che vivono nel pianeta: tre miliardi e mezzo di persone. Perché si è creata questa situazione? “A causa dell’economia neoliberista”, aggiunge lo studioso, “interamente basata sull’ineguaglianza e sul fatto che i migliori possono arricchirsi all’infinito”. I migliori, cioè i più intraprendenti, ma spesso anche i più spregiudicati. Queste enormi disuguaglianze non avvengono a caso, ma sono lo scopo intenzionale e l’esito raggiunto di una “politica economica che ha come base l’egoismo, come metodo la concorrenza e come obiettivo l’infelicità”.
In una parte del libro, De Masi mette a confronto la Scuola di Vienna, che puntava a rielaborare il liberismo economico, con la Scuola di Francoforte, nata per sviluppare il pensiero di Karl Marx. Due concezioni opposte dell’individuo, della società, dell’economia, la cui contesa verte proprio sul ruolo, il valore e l’organizzazione della vita attiva nelle sue espressioni del lavoro e dell’ozio. Entrambe hanno rielaborato le ideologie da cui ebbero origine, almeno a livello teorico. Ma la scuola di Vienna riuscì anche a tradurre il neoliberismo in pratica: tra le due “scuole” prevalse ampiamente. Grazie anche a protagonisti del neoliberismo negli anni Ottanta del secolo scorso, come Margaret Thatcher in Gran Bretagna e il presidente Ronald Reagan negli Usa.