(Dis)Informazione
Cambirge Analytica, troll factory, fake news… nel nostro tempo sono le (dis)informazioni a fare la differenza in politica. La corsa accelerazionista all’IA aggiunge benzina sul fuoco. I deep fake esistono da molti anni, certo, ma solo recentemente sono diventati tecnicamente alla portata di tutti. Non solo, la disinformazione è ormai un mercato, si appalta la propria capacità di diffondere fake news per orientare l’opinione delle masse e la si mette a disposizione del migliore offerente.
Election Year
Il 2024 è stato l’anno più elettorale di sempre, 76 elezioni in tutto il mondo. Eppure, lo diciamo con ottimismo, l’apocalisse mediatica non si è verificata. Hanno aiutato gli accordi tra big tech – OpenAI, Microsoft, Amazon e altri – firmati nel febbraio 2024 per arginare l’uso ingannevole dell’IA in ambito elettorale. Sono state preziose anche le linee guida della CISA (https://www.cisa.gov/best-practices-securing-election-systems) e il lavoro costante di giornalisti e tecnici specializzati nella sicurezza
Uno sguardo all’india dei deep fake
Lo scenario globale resta comunque complesso ed è destinato ad aggrovigliarsi ancora di più. A riprova di questo spostiamo la nostra attenzione in India, dove si è concentrata l’inchiesta del giornalista Nilesh Christopher, intervenuto al Festival Internazionale del Giornalismo di settimana scorsa.
L’India passerà alla storia come il primo paese in cui l’intelligenza artificiale è stata usata massicciamente in campagna elettorale. I leader rivali, Narendra Modi (BJP) e Rahul Gandhi (INC), si sono sfidati a colpi di deep fake parodistici per screditarsi a vicenda sui social.
Nel clima tormentato di aprile 2024, nello stato del Tamil Nadu cominciano a circolare audio di scarsa qualità attribuiti a Palanivel Thiagarajan, politico del DMK, partito di opposizione. In essi, Palanivel sembra accusare membri del suo stesso partito di corruzione. Lui si difende: sostiene siano falsi e che chiunque oggi potrebbe generare audio sintetici con l’uso delle giuste tecniche.

Plausible deniability
Una tesi apparentemente credibile, in un contesto dove i media indiani sono ormai saturi di contenuti generati artificialmente. Rest of the world, la testata che ha condotto l’inchiesta analizza i file: Della maggior parte è impossibile determinare la natura, la qualità audio è troppo bassa, altri invece sono inequivocabilmente veri. Quindi Palanivel ha mentito, quelle parole le ha veramente pronunciate.
In parte sì ma è difficile stabilire cosa ha detto e cosa potrebbe non aver detto. Ognuno oggi ha la possibilità di negare, di sostenere che tutto ciò che lo discredita è falso, generato da detrattori, un complotto. Su questo si fonda il concetto della Plausible Denaiability, l’idea di poter potenzialmente negare una dichiarazione in un mondo dove è indistinguibile ciò che falso da ciò che è vero. Il tema è che non si è riusciti a determinare con certezza se certi audio di Palanivel siano deep fake o meno.
Brave new world

Se 2 anni fa un falso diffuso sui social in cui Zelensky dichiarava la resa appariva quasi grottesco, voce robotica, movimenti macchinosi ed irreali oggi non è più così, soprattutto se il media in questione è diffuso compresso e in bassa qualità. Si può far dire tutto a tutti e allo stesso tempo negare l’evidenza. Questo per un semplice motivo: chi ha bisogno di scoprire la veridicità di un’informazione non ha a disposizione gli strumenti e le capacità per farlo.