L’8 agosto 1956 avvenne la gravissima tragedia di Marcinelle in Belgio.
Nella miniera di carbone di Bois du Cazier si sviluppò un incendio che causò la morte di 262 minatori. 136 erano italiani.
Il disastro provocato da un incendio
Il pozzo della miniera dove si sviluppò l’incendio era in funzione dal 1830. Tutta la struttura era antiquata con la maggior parte delle strutture in legno.
La manutenzione era limitata allo stretto indispensabile.
Si disse che a causare il disastro fu un montacarichi per il trasporto del materiale in superficie, che avviato al momento sbagliato, urtò contro una trave e tranciò un cavo dell’alta tensione. Le scintille causate dal corto circuito diedero fuoco a 800 litri di olio sotto pressione e alle strutture in legno del pozzo. L’incendio si estese alle gallerie superiori e riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo. A 1035 metri sotto terra i minatori morirono soffocati dal fumo. Solo sette riuscirono a risalire. In totale si salvarono in 13.
Tragedia dell’immigrazione
Il disastro di Marcinelle fu anche una tragedia dell’immigrazione. Morirono 262 persone. 95 venivano dal Belgio. Ben 136 erano italiani. Gli altri 31 provenivano da altri 9 paesi. Nel 1956, fra i 142 000 minatori impiegati in Belgio, 63 000 erano stranieri e fra questi 44 000 erano italiani.
Forte richiesta di carbone
Dopo la seconda guerra mondiale era forte la richiesta di carbone. In Belgio erano ancora attive le antiquate miniere della Vallonia, ma scarseggiava la manodopera. I belghi non erano più disposti a fare lavori logoranti e pericolosi. Si cercò quindi manovalanza all’estero. Si crearono ampi flussi migratori verso il paese. Il più importante fu quello degli italiani. Il 23 giugno 1946, infatti, fu firmato il “Protocollo italo-belga” che prevedeva l’invio di 50 000 lavoratori in cambio di carbone.
Protocollo italo-belga
Per il Belgio era un modo per superare la carenza di manodopera che ne stava rallentando la ripresa industriale. Per l’Italia l’emigrazione era una soluzione alla miseria e alla disoccupazione e si garantiva una materia prima indispensabile per la ricostruzione.
Secondo l’accordo l’Italia avrebbe inviato 2.000 uomini a settimana. Il Belgio avrebbe venduto all’Italia 200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore. Inoltre il Belgio si impegnava a garantire ai lavoratori italiani buone condizioni di vita e di lavoro.
Un buon lavoro sicuro
Nelle zone più povere furono affissi manifesti per invogliare giovani sani, sotto i 35 anni a trasferirsi in Belgio per lavorare in miniera. Si offriva un buon salario sicuro, ferie pagate, assegni familiari e alloggi adeguati anche per i familiari, e la promessa di andare in pensione molto prima del previsto. In realtà i lavoratori e le loro famiglie dovettero affrontare durissime condizioni di sfruttamento. Gli adeguati alloggi erano delle baracche fatiscenti usate in precedenza per i prigionieri di guerra. L’integrazione fu difficilissima.
Dopo il disastro di Marcinelle il flusso di lavoratori si interruppe. Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, è patrimonio storico dell’UNESCO.
Non dimentichiamo Marcinelle
L’anniversario della tragedia di Marcinelle ci ricorda di quando eravamo noi i migranti economici e 136 nostri connazionali morirono in una miniera del Belgio.