Il 10 luglio 1976, un incidente all’interno dell’azienda chimica ICMESA di Seveso, in Brianza, causò la fuoriuscita di una nube tossica contenente diossina TCDD, una sostanza altamente cancerogena e tossica. Questo evento, tristemente noto come disastro di Seveso, rappresenta uno dei più gravi incidenti ambientali della storia italiana e ha avuto un impatto profondo sulla popolazione e sul territorio circostante.
La dinamica dell’incidente
Durante la produzione di triclorofenolo, un composto utilizzato nella sintesi di erbicidi e pesticidi, un malfunzionamento del sistema di refrigerazione causò un aumento incontrollato della temperatura all’interno di un reattore. Questo fattore, insieme ad altri errori umani e di gestione, provocò la decomposizione del triclorofenolo e la formazione di diossina TCDD. La nube tossica, sprigionatasi dall’impianto, si disperse nell’atmosfera per diverse ore, contaminando un’area di circa 60 chilometri quadrati che includeva Seveso e comuni limitrofi.
Le conseguenze ambientali e sanitarie
Le conseguenze dell’incidente di Seveso furono devastanti. L’impatto ambientale fu immediato e duraturo: la diossina si depositò al suolo e contaminò le falde acquifere, causando danni alla flora e alla fauna. Gli effetti sulla salute umana furono gravi e a lungo termine: migliaia di persone furono esposte alla diossina, con conseguenze che inclusero cloracne, tumori e problemi riproduttivi.
Le bonifiche e il processo
Le bonifiche del territorio contaminato da diossina furono un’operazione complessa e costosa che si protrasse per anni. Le aree più colpite vennero isolate ed espropriate, mentre il terreno contaminato fu scavato e smaltito in speciali discariche. Nel 1987, il processo penale contro i responsabili dell’incidente si concluse con condanne per negligenza e omicidio colposo.
L’eredità di Seveso
Il disastro di Seveso ha segnato un punto di svolta nella storia della legislazione ambientale in Italia e in Europa. L’incidente ha portato all’introduzione di norme più severe per il controllo degli stabilimenti chimici pericolosi e ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi dell’inquinamento industriale. Ancora oggi, Seveso rappresenta un monito a non dimenticare i pericoli derivanti dall’attività umana e a promuovere uno sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
Cos’è la Direttiva Seveso?
La direttiva Seveso è una normativa europea nata a seguito del disastro di Seveso del 1976, con l’obiettivo di prevenire e controllare i rischi di incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose.
L’attuale direttiva, denominata Seveso III (Direttiva 2012/18/UE), mira a migliorare la prevenzione degli incidenti e la gestione delle emergenze, rafforzando la tutela dell’ambiente e della salute umana. La direttiva si basa su tre pilastri fondamentali:
1. Prevenzione degli incidenti:
- Gli stabilimenti a rischio sono suddivisi in quattro categorie in base alla quantità e al tipo di sostanze pericolose stoccate.
- Per ogni categoria sono previsti obblighi specifici per la gestione dei rischi, come l’adozione di sistemi di sicurezza, la pianificazione di emergenza e la formazione del personale.
- Le autorità competenti devono effettuare regolari ispezioni per verificare il rispetto degli obblighi da parte degli stabilimenti.
2. Preparazione e risposta agli incidenti:
- Gli stabilimenti a rischio devono predisporre piani di emergenza dettagliati che definiscono le azioni da intraprendere in caso di incidente.
- Le autorità competenti devono predisporre piani di emergenza esterni per la gestione delle conseguenze di un incidente che coinvolga lo stabilimento.
- Devono essere attuati sistemi di comunicazione efficaci per allertare la popolazione in caso di pericolo.
3. Informazione e partecipazione del pubblico:
- I cittadini che vivono nelle vicinanze di uno stabilimento a rischio hanno il diritto di essere informati sui rischi potenziali e sulle misure di prevenzione adottate.
- Devono essere previsti meccanismi di partecipazione pubblica che consentano ai cittadini di esprimere le loro opinioni e preoccupazioni in merito alle attività degli stabilimenti a rischio.
La direttiva Seveso è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo 334/1999 e successive modifiche. L’attuazione della direttiva è di competenza delle Regioni e delle Province autonome.
Oltre agli aspetti sopracitati, è importante sottolineare che la direttiva Seveso ha avuto un ruolo importante nel promuovere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie più sicure per l’industria chimica.