Il fenomeno del “bornout” tra sindrome e lavoro
Una sensazione soffocante
“Non ce la faccio più…” quell’espressione che capita sempre più spesso e a più persone di pronunciare alla fine di una giornata tipo. Un po’ come spegnersi, bruciarsi, esaurirsi… tutti significati che il vocabolario Treccani associa alla traduzione di “bornout”.
Una prima parte di tre
Una breve descrizione delle sue manifestazioni e una proposta sul lavoro costituiscono la prima parte di questo focus, nella seconda faremo attenzione ad alcuni rimedi e ai possibili rischi, mentre nella terza ci concentreremo sul concetto di scissione. Ma torniamo alla prima.
Tra sindrome e patologia
Parliamo di una sindrome, la cui sensazione di stanchezza smisurata, diretta conseguenza di stress ininterrotto e costante, è il sintomo più comune. Infatti, solo una parte di chi ne soffre ha come causa una grave patologia. La correlazione principale, come confermato dall’OMS nel 2019 con la qualifica di “fenomeno occupazionale”, è quella con il lavoro.

Un fenomeno comune
Quelle sopra sono tutte manifestazioni che chiunque sta leggendo ha provato, in forma più o meno invalidante. Tra gli impieghi più colpiti ci sono gli insegnanti (dei bambini e dei giovani-adulti in ordine decrescente di stress) e il personale medico-sanitario.
Il valore del tempo libero
Convivere con questi aspetti così presenti nella nostra quotidianità presuppone una valorizzazione di quella che per molti è quasi una parolaccia: il tempo libero. Infatti, è frequente il pattern sociale per cui durante la settimana ci si esaurisce, ma resistendo stoicamente al dormir male e ai dolori fisici, li si paga nel fine settimana rimanendo allettati e saltando attività (anche sociali) potenzialmente rigeneranti.

La proposta della settimana corta
A proposito di tempo libero e benessere mentale, l’introduzione della cosiddetta “settimana corta” è già avvenuta in diversi Paesi, tra cui alcuni europei come la sperimentazione del Regno Unito e gli incentivi alle imprese della Spagna. Qualcosa si muove anche in Italia, anche se il progetto è bloccato in Commissione Lavoro alla Camera, il disegno (testo unico che mette assieme proposte di M5S, AVS e PD) è noto per essere stato sabotato dalla maggioranza che è ostile alla proposta.
Per la pubblica amministrazione
Una proposta che viaggia separatamente riguarda la pubblica amministrazione: 4 giorni lavorativi in una settimana di 36 ore a stipendio invariato. Non si è ancora visto un disegno di legge ed è possibile che si muovano parallelamente una volta passato il testo unico… anche se un intervento mirato per la pubblica amministrazione non sembra coincidere con il prototipo di lavoratore affetto da “bornout”.
L’ironia della sorte
Forse ci si vuole avvicinare ai 3 giorni a settimana in cui i parlamentari si riuniscono a Roma, per aumentare la “connessione” con la cittadinanza. D’altronde, ad oggi la Pubblica amministrazione comunica online benissimo, basterà lo smart working…