Fabrizio De André è scomparso 25 anni fa e un gruppo lombardo che parla e canta in sardo-genovese, una rarità nel panorama musicale italiano, lo ha ricordato con ardente passione.
“L’innesto del fratello africano” ha fornito alla band, guidata dal frontman Antonio Melis, una risonanza internazionale. Inoltre, il gruppo è degno di menzione nella logica della consuetudine generale denominata la rappresentanza della “parità di genere”. Infatti oltre al frontman Antonio Melis (Voce e recitato) la parte del leone o meglio della leonessa durante i concerti è interpretata da Nicoletta Gavassino (voce solista) vera star e frontwoman, con un gran voce e presenza significativa sul palco.
Parità di genere
La presenza femminile di
Nicoletta Gavassino Voce Solista è coadiuvata da:
Antonio Melis Voce e recitazione
Maria assunta Romeo Arpa Celtica
Renato Tanasi Basso, contrabbasso, strumenti etnici
Diego Melis Tastiere e voce
Daniele Verani Chitarra e voce
Giovanni Barcellini Chitarra, Bouzouki e Violino
Alioune Dià Percussioni e ritmiche
La incontriamo in uno dei loro numerosi spettacoli e insieme ai complimenti azzardiamo… siete dei veri professionisti di De André.
Sorride sincera.
No, no grazie, noi siamo uno Sciaccanuxe
Prego?
Siamo uno Sciaccanuxe, è il nome genovese del comune schiaccianoci. Si trova in uno dei brani di De André. Abbiamo scelto questo nome perché è lo strumento che si posiziona sul tavolo ed è a disposizione di tutti.
Non è né mio e né tuo, ce lo si passa di mano in mano. Ci è sembrato un simbolo di convivialità che si sposa bene con De André… Ecco, noi vogliamo cantare e diffondere le parole di André. Mettere a disposizione la sua arte e rendendo onore anche alla sua conoscenza dei due fantastici dialetti.
E ci riuscite bene …
Grazie, ma la nostra è solo passione per quello che ci ha lasciato lui. Cerchiamo di elaborare il grande artista alla nostra maniera. Realizziamo lo spettacolo cantando e suonando le sue canzoni meno note e cerchiamo di farlo in modo “originale”. Proviamo a cogliere il significato più profondo delle sue opere e trasmetterlo al nostro pubblico.
Perché avete scelto De André e non un altro cantautore?
Innanzitutto ho una passione atavica per questo grandissimo artista. Ci sono sue canzoni che faccio fatica a cantare perché mi commuovo e piango regolarmente. Sto cercando infatti di abituarmi a frenare le emozioni, cioè farle passare senza però ostacolare la fruizione del pezzo.
Considero De André un artista fantastico, penso che abbia uno sguardo indulgente e questo mi piace moltissimo. Anche quando parla delle realtà crude, dure, del giudice che ci prende gusto a condannare la gente, lui cerca sempre di capire il perché, va sempre a fondo delle cose. Non emette mai condanne definitive, cerca sempre una sorta di laica redenzione.

Perché la scelta di questo repertorio e di queste canzoni?
Nel portare De André in giro a noi preme far conoscere anche le canzoni meno note perché tutti cantano più o meno le solite. A noi piace presentare quelle che a nostro parere sono grandi capolavori ma che sono poco conosciute e questo ci dispiace
Ci dicono che lei lo abbia conosciuto…
Conosciuto è una parola grossissima. Anni fa, ai tempi del disco dell’Indiano ero andata a sentire le prove che si tenevano a Rescaldina in provincia di Milano e in quell’occasione me lo hanno presentato. Io avevo vent’anni, non sono riuscita a dire niente. Gli ho solo stretto la mano, che non ho lavato per qualche giorno, e, avrei voluto dirgli almeno grazie; invece sono rimasta lì. Zitta! È stata un’emozione grandissima.
Quali sono la sua storia e il suo percorso musicale?
Ho iniziato con jazz e bossanova. Non sono una grande jazzista, la bossanova mi piace moltissimo e mi piace tutt’ora cantarla perché è suadente ed è una delle musiche che mi piacciono di più.
Andiamo avanti, passiamo alla possente voce sarda di Antonio Melis e chiediamo di spiegarci bene come vi definite. In pratica, chi siete?
Siamo un popular group. Un gruppo molto affiatato e con alle spalle spettacoli dedicati a Fabrizio De André ed alle tematiche delle sue canzoni. Ci esibiamo in teatro con i nostri tre spettacoli. Siamo innovativi e creativi. Auspichiamo che i nostri spettacoli siano appassionanti per il pubblico.
Lei canta e suona in sardo… chissà come mai…
Sorride amichevole.
Si, sardo sono…e inscena qualche passaggio della “Morra” messa in scena durante l’esecuzione del brano “Disamistade” evocativo di scene di vita e faide in un paesino sardo qualunque.
E poi apre le braccia e con la possente voce ascoltata durante il concerto intona un brano: “Deus ti Salvet Maria” Inno religioso sardo dedicato alla pace universale.
Complimenti! Grazie, buona musica. Alla prossima.