Quando capita di aver giocato a rugby, avere memoria di alcune giocate storiche e poi incontrare uno degli artefici della prima storica meta dell’Italia agli All Blacks, il momento è impagabile.
Se poi la personalità è anche l’attuale Amministratore Delegato delle Zebre Parma Rugby allora si deve provare a fare qualche domanda.
39 caps e 11 volte capitano dell’Italia Rugby. Fabrizio Gaetaniello di rugby ne capisce, era estremo della Nazionale Italiana in quel memorabile 1979.
Quello era un altro rugby. Il tallonatore lanciava con una mano sola.
Quel rugby poteva forse considerarsi meno tattico, più confuso e probabilmente meno pianificato. Un gioco d’istinto e con percussioni potenti. Il pubblico a bordo campo tifava rispettoso e senza la benché minimo idea di invadere e disturbare il gioco.
Era un rugby eroico in cui la magica spugna risolveva ogni acciacco e qualche presa al collo era “regolare e concessa”. Il pesante ovale era posizione a terra senza conetti e spesso il calciatore colpiva con la scarpa di punta piena.
Era un rugby fatto di mischie chiuse rapide ed in movimento, in cui l’arbitro non dava i tempi dell’ingaggio e gli otto uomini arrivavano e scendevano a contatto immediato.
Proprio nel secondo tempo, ed in conclusione di una di queste mischie chiuse, la terza ala (Elio De Anna) partendo inaspettatamente dal lato chiuso e opposto allo schieramento della mischia e della parte aperta, riceveva dal mediano e andava a giocarsi l’apertura. Lì nacque la storia.
L’ovale passava veloce di mano in una azione corale e, fra il tripudio generale, Nello Francescato al 30’ atterrava nel magico paradiso del rugbista. All Blacks 18 – Italia 12. A Rovigo l’Italia indossava la maglia bianca e Gaetaniello da estremo fece il suo dovere. Si inserì con caparbie intuizioni proponendosi in attacco, recuperò palloni vaganti e riciclò con precisione partecipando attivamente alla prima meta storica del rugby italiano.
Gaetaniello durante la partita recuperò palloni alti con il tipico coraggio dell’estremo, provò slalom fra maglie nere asfissianti e conquistò parecchio territorio con precise touche facendo anche rifiatare i suoi compagni di squadra.
La pressione dei neozelandesi era formidabile, l’orgoglio azzurro indomito. Gli All Blacks erano allora, come oggi, i Maestri del rugby. Giocare, partecipare e segnare una meta significò entrare nella leggenda.
1979 – Test Match, la prima meta dell’Italia agli All Blacks:
A Parma, sugli spalti e nell’intervallo di una partita internazionale incrociamo lo sguardo con l’AD Fabrizio Gaetaniello e gli chiediamo un’intervista al volo. Sorride e ci promette due parole a fine partita. E infatti, a fine partita, mentre tutti se ne vanno è lui che si avvicina a noi per l’intervista.
Un Uomo di parola, un signore!
Partiamo dalla sua attuale carica istituzionale. Le Zebre hanno cambiato recentemente team dirigenziale e il Consiglio Direttivo ora è composto da tre membri.
Quali sono gli obiettivi stagionali per quest’anno, con la nuova gestione e la nuova dirigenza?
Prima di tutto fare meglio dell’anno scorso e dare una dimostrazione di maggior competitività di questa società a livello internazionale. Perché, non dimentichiamo, qui stiamo giocando il torneo di club più famoso al mondo. Il più importante e più difficile.
Siamo una squadra giovane, tanto giovane, per cui l’obiettivo è quello di formare un gruppo che possa darci soddisfazioni nei prossimi anni, anche se, non bisogna dimenticare che qualche soddisfazione abbiamo già cominciato ad averne.
(Le Zebre hanno vinto la loro prima partita contro i sudafricani Sharks dopo un lungo digiuno. NdR)
Ci parli un po’ di lei come attuale dirigente della Federazione Italiana Rugby.
Quasi tutta la mia vita l’ho vissuta nel rugby, come giocatore prima, poi come allenatore e infine come dirigente. Dal 1989 faccio il dirigente professionista.
Fino al 2001 con la Benetton Treviso, poi dal 2008 con la Federazione Italiana Rugby.
Poi ho avuto 13 anni di interruzione per fare il dirigente sportivo per il CONI.
Adesso, arrivato in pensione, mi sono avventurato in questa sfida, dico sfida perché questa società ha bisogno di avere risultati, e, spero con la mia esperienza di poter dare un piccolo contributo affinché tutte le cose risultino efficaci.
Da giocatore a dirigente, cosa si è portato dietro come valori del rugby?
I valori del rugby sono sempre gli stessi.
L’onestà prima di tutto, il rispetto per gli avversari, per i propri compagni di squadra, il cameratismo con i nostri giocatori, perché in questo sport se vinci sei più contento, se perdi ti dispiace, ma comunque non è morto nessuno.
Si pensa già alla partita successiva e a dare il giusto tributo a chi ti ha battuto.
Un passo indietro. Il Fabrizio Gaetaniello giocatore e la meta famosa del ’79. La prima agli All Blacks nella quale è stato partecipante attivo.
Cosa si prova a segnare agli All Blacks?
Ai tempi gli All Blacks erano gli imbattibili, venivano da una tournée nel Regno Unito nella quale non avevano preso mete. Erano invincibili, non avevano subito nemmeno una meta in tutti i test match che avevano giocato. Noi siamo stati gli unici a far loro una meta, e, rimane tuttora il miglior risultato che l’Italia ha fatto contro gli All Blacks. Finì 18 a 12. Certo questo è un ricordo che resta per tutta la vita.
Grazie. Con lui abbiamo “respirato” il rugby. Poche parole per esprimere l’essenza di questo sport: i valori, i progetti, l’umiltà di chi continua ad impegnarsi per fare squadra.
Grazie Fabrizio, buon lavoro e buon Rugby.
Intera partita:
Foto di copertina. Fonte: il tirreno.it