Ecco la domanda, facile facile, ma rivolta solo ai milanesi. Anche quelli d’importazione via…Eh, vabbè anche ai possibili turisti che a Milano sono veramente tanti ormai.
Quante volte avete visitato il Cimitero Monumentale?
Ehi signore, tolga le mani da laggiù, non servono gesti apotropaici. Vedrà!
Lo consiglio a tutti, non un cimitero qualsiasi ancorché ce ne siano di bellissimi e pieni di storia, ma il Cimitero Monumentale di Milano. Una passeggiata tra i suoi viali mette in pace con sé stessi e riempie il cuore di storia, di scoperte e curiosità. Ma cominciamo dal Famedio.

Il Famedio
Se vi ponete difronte al Monumentale, proprio al centro del cimitero affacciato sul piazzale di ingresso domina con imponenza proprio il Famedio, chiamato anche “Tempio della Fama”. Originariamente progettato dall’architetto Carlo Maciachini con la funzione specifica di cappella cattolica, tra il 1869 e il 1870 è destinato a luogo di sepoltura, celebrazione e ricordo dei milanesi di origine o di adozione (compresi gli ospiti e i cittadini onorari) che attraverso le loro opere e azioni hanno dato lustro alla città e all’Italia.
Si concretizza così l’idea di allestire un grande Pantheon ambrosiano, idea maturata in età napoleonica e prefigurata dalla serie di monumenti commemorativi ai cittadini celebri innalzati nel cortile e negli spazi interni del Palazzo di Brera, per eccellenza il luogo del sapere della Milano ottocentesca.
Sotto il profilo architettonico il Famedio possiede le forme tipiche dell’eclettismo neo medioevale di Maciachini che trovano elemento distintivo nel grande rosone goticheggiante sovrastante l’ingresso centrale. All’interno fa invece riscontro una scelta decorativa estremamente ricca e dai colori vivaci.
Ogni dettaglio architettonico mira a dare un senso di eternità alla memoria delle persone onorate nel Famedio. Nella realizzazione dei lavori (1884 – 1887), l’architetto si avvale della collaborazione di una equipe composta dal pittore Luigi Cavenaghi, dagli ornatisti fratelli Angelo e Celso Stocchetti e da molteplici scultori e marmisti, i quali rivestono letteralmente le pareti interne del Famedio con decorazioni pittoriche a motivi floreali e geometrizzanti, lapidi commemorative e altorilievi con ritratti. In seguito, Lodovico Pogliaghi esegue i cartoni per i mosaici che ornano le lunette al di sopra dei tre portali di accesso, raffiguranti (da sinistra a destra) le allegorie della Luce, della Storia e della Fama.
Forza cercate di resistere!

I personaggi celebrati nel Famedio
I criteri di “ammissione” al Famedio rispondono a un regolamento definito nel 1884 e in parte modificato nel 1904, il quale fissa a tre le categorie dei cittadini considerati degni di passare alla storia: gli “illustri” per meriti letterari, artistici, scientifici o atti insigni; i “benemeriti” che per virtù proprie hanno recato benefici e fama alla città e infine i “distinti nella storia patria” che hanno contribuito all’evoluzione nazionale.
Fate attenzione: per ricevere gli onori del Famedio non occorre esservi tumulati. Molti dei personaggi ricordati nelle lapidi poste all’interno sono infatti sepolti in altre zone del Monumentale, come Arturo Toscanini. Sono ricordati anche alcuni italiani illustri le cui salme riposano altrove, come Giuseppe Verdi, tumulato nella cripta della Casa di Riposo per Musicisti a lui dedicata, sita in piazza Buonarroti a Milano, oppure Giuseppe Mazzini, sepolto nel cimitero di Staglieno a Genova.
Nel Famedio sono ospitati i resti di soli otto personaggi: al centro, in un sarcofago disegnato dallo stesso Maciachini, riposa Alessandro Manzoni, il primo ad essere traslato nel Famedio, nel 1883, a dieci anni dalla sua morte. Negli altri due sarcofaghi presenti nella grande sala si trovano Carlo Cattaneo e Luca Beltrami; mentre quattro colombari di fascia sinistra custodiscono i resti di Salvatore Quasimodo, Carlo Forlanini, Bruno Munari e Leo Valiani; in un colombaro di fascia destra dal 2021 riposa Carla Fracci.

Nella cripta del Famedio, cui si accede dai portici di ingresso al cimitero, s’incontrano alcuni personaggi che godono tuttora di grande notorietà: Aldo Aniasi, Guido Crepax, Dario Fo e Franca Rame, Ambrogio Fogar, Giorgio Gaber, Paolo Grassi, Enzo Jannacci, Duilio Loi, Alda Merini, Giovanni Raboni.
Il Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, avrete certo compreso, non è solo un luogo di commemorazione; è soprattutto un invito alla riflessione, una porta aperta tra il passato e il futuro. Ogni nome, ogni busto, ogni lapide racconta una storia che si intreccia con quella della città, una storia di bellezza, sacrificio e resilienza.
Se avrete voglia di passeggiare tra le sue mura, sarete accompagnati da un silenzio che non è vuoto, ma pieno di significato. È il silenzio della memoria, che sussurra all’anima il valore delle vite vissute per un ideale più alto.
Pensateci, questo monumento ci ricorda che ognuno di noi, in un modo o nell’altro, lascia un’impronta nel tempo. Ad Maiora Semper, sempre verso cose più grandi.