Intervista esclusiva
Federico Novella giornalista professionista, ma non solo
Laureato con lode in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Roma ha iniziato ben presto la carriera di giornalista come cronista politico per il Giornale.
Uomo di cultura, cinema e spettacolo
Annovera il proprio contributo a diverse e importanti testate giornalistiche e televisive: Studio Aperto, Italia 1, Canale 5 e collabora con il quotidiano la Verità.
Ha partecipato alla fondazione del canale Mediaset TGcom24, ha condotto l’edizione serale del TG4 ed è inviato di Rete4 Quarta Repubblica.
È fra gli interpreti del film commedia “Riso, amore e fantasia” del 2016, diretto dal regista calabrese Ettore Pasculli. Racconta la storia della nascita del riso italiano e la tutela di alcuni prodotti gastronomici.
Un passaggio importante del Made in Italy al cinema.
Incontriamo Federico Novella dopo una lunga giornata di lavoro, ma la classe non è acqua e si presta con cortese professionalità a rispondere ad alcune domane per il nostro giornale.
Federico, buonasera.
In un mondo “difficile” come il nostro, cosa serve oggi per fare il giornalista?
“Innanzitutto una buona dose di coraggio.
Il mercato del lavoro è difficile dappertutto. In particolare per il giornalismo e nello specifico per il giornalismo della carta stampata”.
Quali sono “le regole e le basi” per affrontare una professione come la tua?
Giornalista professionista
Con piacere registriamo un sorriso.
“In primis, bisogna essere molto motivati.
Le seconda: bisogna studiare. È consigliabile puntare alla laurea e mentre si studia iniziare ad accumulare esperienza, magari anche nei giornali locali, sulla strada, nella cronaca.
Imparare a selezionare le fonti e naturalmente anche esercitarsi a scrivere in maniera chiara e comprensibile per tutti. Queste sono le basi”.
Qualche consiglio per i giovani che vogliono approcciarsi alla professione di giornalista?
“Accertarsi bene di avere la passione per questo lavoro. Fare il giornalista non è facile. Soprattutto all’inizio è molto faticoso. Il più delle volte è precario e spesso non è pagato neppure molto bene.
Giornalisti ricchi ce ne sono davvero pochi”.
Sorride in maniera professionale e subito riprende.
“Quindi, bisogna essere fortemente appassionati… se avete un sogno perseguitelo, non mollate e cercate di divertirvi mentre lo inseguite”.
Affrontiamo una questione di cui si sente parlare spesso.
In un’epoca di ricerca generale “sfrenata” del consenso, il giornalismo a volte deve ripensare sé stesso ed affrontare la discussione sulla differenza fra i fatti e le opinioni, che a volte si confondono.
Le nostre opinioni sono sempre interpretazioni di fatti? Oppure a volte li precedono?
“Un famoso giornalista diceva: “A noi i fatti non interessano perché i fatti sono noiosi”.
Le opinioni quindi sono molto più interessanti dei fatti e vendono di più.
Peccato che le opinioni non sono fatti e quindi non aderiscono alla realtà”.
Quindi, quale deve essere “la tensione e la tendenza” di un buon giornalista?
“Un buon giornalista più che essere obiettivo, perché l’obiettività non esiste, ognuno di noi ha il proprio punto di vista, deve essere onesto.
Certamente deve avere l’onestà intellettuale della propria opinione, ma deve premettere che la propria opinione sia separata dai fatti.
I fatti sono le basi e le opinioni sono le interpretazioni dei fatti”.
Un argomento che al mondo del giornalismo, ma non solo, sta molto a cuore: l’Intelligenza Artificiale.
Quel è il tuo parere rispetto “all’umanizzazione dei rapporti” in un mondo dove la tecnologia pare prendere il sopravvento, ma dove il giornalista vive di relazioni e rapporti interpersonali?
Questo oggi, e nel futuro?
“Molti sono spaventati dall’Intelligenza Artificiale perché pensano che ammazzerà il giornalismo.
I giornali verranno scritti da robot e i giornalisti non esisteranno più.
Io voglio essere ottimista al riguardo e penso che il giornalismo di qualità non può che essere umano e non artificiale.
Il problema arriverà quando non avremo più bisogno di un giornalismo di qualità e ci accontenteremo del copia incolla inventato da una macchina artificiale.
Ecco in quel momento il giornalismo non esisterà più. Ci sarà un’altra cosa…
Ma voglio pensare che l’essere umano, il giornalista in carne e ossa, quello che stringe la mano e condivide atti reali con le persone, non passerà di moda.
Detto questo, le tecnologie non sono né buone né cattive, bisogna vedere come si utilizzano.
È anche possibile che l’uomo e la macchina possano ancora coabitare insieme, anche nel giornalismo e così tutti ci guadagniamo.
Vogliamo e dobbiamo essere ottimisti”
Infine.
La domanda che non ti hanno mai fatto, ma invece avresti voluto ti facessero
“Molti pensano che fare il giornalista sia una passeggiata o comunque un mestiere bellissimo senza rischi e senza sacrifici.
Forse la domanda che non mi hanno mai posto… Qual è la cosa più difficile nel fare il giornalista?
La risposta è: il giornalista deve essere il più possibile onesto e obiettivo nel raccontare i fatti”.
Non è questione da poco…
“Sì, infatti. Perché innanzitutto prima bisogna capire i fatti, e spesso sono difficili da comprendere. E poi raccontarli in maniera semplice.
Non parlare mai a sé stessi, oppure alla propria cerchia di intellettuali. Bisogna sempre riuscire a trovare le parole giuste da comunicarle “agli ultimi”. I fatti spesso sono complicati. Ecco, bisogna cercare di renderli comprensibili alle persone comuni.
Questa è l’unica missione reale e dignitosa che può fare un buon giornalista e che umilmente cerchiamo di fare tutti i giorni”.
Grazie molto per la cordiale professionalità e cortese disponibilità.
Buon lavoro.
Intervista di Federico novella a Salman Rushdie
Fonte info Bio: Wikipedia
Foto copertina: X.com
Questa intervista esclusiva non contiene tracce di Intelligenza Artificiale