Il modello di business ha “catturato” 25 milioni di italiani nel 2022. Riflessi positivi in termini di sostenibilità, con l’interrogativo sul futuro degli intermediari tradizionali.
In un tessuto socio-economico permeato da imprese e individui sensibili alle questioni ambientali e non solo, anche l’industria alimentare è pervasa da un nuovo mind-set volto alla trasparenza, qualità e genesi di un prodotto. Tre obiettivi a cui tende la giornata mondiale della gastronomia sostenibile, promossa dalle Nazioni Unite e organizzata il 18 giugno di ciascun anno. Nel 2023 si è posto al centro del dibattito lo sviluppo della filiera corta (definita “a chilometro zero”). Un modello di business che, facendo leva sulla conoscenza diretta tra consumatore e produttore natale, tende a soddisfare le informazioni richieste dal primo attore circa la trasparenza del cibo posto sulla propria tavola.
Filiera corta
La Legge n. 61 del 17 maggio 2022 definisce la filiera corta quale processo “Caratterizzato dall’assenza di intermediari commerciali, ovvero composto da un solo intermediario tra il produttore, singolo o associato in diverse forme di aggregazione, e il consumatore finale”1. L’intervento di una recente norma a tutela della filiera in oggetto ne evidenzia l’importanza assunta quale pilastro socio-economico per lo sviluppo sostenibile del Paese. Uno sviluppo che si connatura su un elemento rivoluzionario rispetto alla tradizionale filiera lunga: la semplificazione del canale commerciale tra il produttore e il cliente finale. La filiera corta mira, cioè, alla costruzione di un sistema economico fondato sulla relazione diretta e reciproca tra chi sta a monte del business alimentare e chi vi risiede a valle.
I dati
In occasione della giornata mondiale sulla gastronomia sostenibile, Censis (in collaborazione con la Coldiretti) ha rilevato come nel 2022 circa 25 milioni di italiani abbiano acquistato alimentari presso le cascine di contadini2. Il nostro Paese vanta il record europeo per numero di farmer markets (circa 1.200 per la Fondazione Campagna Amica, con 15.000 agricoltori attivi3) e un fatturato nazionale della filiera corta a vendita diretta di 6 miliardi di euro all’anno. Il tutto condito da un 45% di giovani sempre più interessati a questo modello alimentare.
Sostenibilità economica
Sul fronte economico, si rileva un beneficio per gli stakeholder. Se è vero che il produttore risulta meno sensibile alle pressioni competitive tipiche della filiera lunga e dispone di una migliore forza contrattuale, è altrettanto significativo di come il customer acquisti il prodotto senza un ribaltamento dei costi degli intermediari sullo stesso. Il risparmio di tali costi è, invece, investito dal consumatore per la qualità. Una ricerca 2021 condotta da SAP e Qualitrics4 evidenzia come il 48% degli italiani preferisce acquistare alimenti certificati sostenibili, mentre il 45% dà importanza all’approvvigionamento degli stessi. Inoltre, secondo un approfondimento di Deloitte5, il 78% dei nostri connazionali è disposto a riconoscere almeno il 5% in più in termini di prezzo per alimenti sostenibili, contro una media europea ferma al 70%.
Sensibilità sociale ed ambientale
Il consumatore del XXI secolo si dimostra consapevole dei riflessi sociali e ambientali scaturenti dal proprio potere d’acquisto. Il cliente costruisce un rapporto di fiducia con il produttore; vuole testarne sul campo il rispetto nei confronti dei lavoratori, le tecniche agricole, la cura degli animali o l’uguaglianza di genere. La filiera corta consente di soddisfare tali aspettative dei customers e, in particolare, riduce tanto lo spreco di cibo quanto la produzione di anidride carbonica, dal momento che è possibile accorciare gli spostamenti tramite mezzi pesanti e tagliare il packaging. Uno studio pubblicato da Nature Food testimonia che il trasporto di cibo ammonta al 19% delle emissioni rilasciate dall’intero comparto alimentare. Un dato che può essere sovvertito solo con una crescente consapevolezza circa i benefici apportati dal chilometro zero.
Il canale tradizionale
Non tutto il mercato alimentare può, nel presente e nel futuro, essere semplificato con il modello della filiera corta. Se si considera il tasso medio annuo di crescita della popolazione mondiale (pari all’1,1%), sono milioni i consumatori che si rifanno alla grande distribuzione organizzata. Questa riveste tutt’oggi un ruolo essenziale nell’approvvigionamento delle risorse per molte famiglie e aziende. In particolare, tale modello di business consente l’importazione o l’esportazione di prodotti provenienti da qualunque zona del globo ed è vitale per l’economia italiana. Secondo un report 2021 di Cassa Depositi e Prestiti, la filiera agroalimentare estesa vale 500 miliardi di fatturato e conta 4 milioni di occupati. Una filiera decisiva anche per l’affermazione del made in Italy nel mondo.
L’interrogativo degli intermediari commerciali
L’evoluzione mentale del consumatore è inevitabile e con essa lo sviluppo della linea verticale-corta. Quest’ultima determinerà, nel corso degli anni, un ridimensionamento in termini di occupazione per gli intermediari commerciali e ne richiederà un approccio etico verso gli attori del sistema alimentare. Il che deve tradursi, ad esempio, nel riconoscere un maggior guadagno a beneficio dei produttori/agricoltori; garantire la tracciabilità reale ai clienti finali; convertire i mezzi di trasporto a combustione fossile in altrettante vie comunicative green; ottenere certificazioni esterne circa l’operato sostenibile. Opportunità e necessità per continuare a sopravvivere nel medio e lungo termine.
- https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:legge:2022;61 ↩︎
- https://www.coldiretti.it/economia/biodiversita-day-spesa-dal-contadino-per-25-mln-di-italiani ↩︎
- https://www.campagnamica.it/agriturismi/mercati-gli-italiani-scelgono-la-spesa-dal-contadino/ ↩︎
- https://news.sap.com/italy/2021/06/nuova-ricerca-sap-gli-italiani-mostrano-sempre-piu-interesse-a-conoscere-le-pratiche-di-sostenibilita-dei-brand/ ↩︎
- https://www2.deloitte.com/content/dam/Deloitte/it/Documents/consumer-business/TheConsciousConsumer_IT_Deloitte.pdf ↩︎