Misteri, intrighi e fughe spettacolari.
Assistiamo a momenti in cui le vite paiono quasi uscite da un film. Vediamone uno di questi
Il film
Ci sono dei momenti in cui la vita ci sembra un film: sguardi taglienti, attenzione ai dettagli degna di un “piano americano” (ripresa ravvicinata di un determinato dettaglio, come nei film western).
Tensione che si taglia a fette come fiorentine. Alcune storie, perlopiù quelle che leggiamo sui giornali, sono così incredibili che andrebbero raccontate, com’è accaduto nel 1979 con il film “Fuga da Alcatraz”, diretto da Don Siegel e con la magistrale interpretazione di un ormai pienamente maturo Clint Eastwood.
Forse non tutti sanno, però, che ci sono state persone che, appunto, quella storia fatta di tensione l’hanno vissuta davvero.
La storia vera
John William (J.W) Anglin, il Fratello Clarence e il detenuto Frank Lee Morris, inscenarono la notte dell’undici giugno del 1962 una fuga spettacolare dal penitenziario federale di Alcatraz.
Ex carcere militare situato su una piccola isola della Baia di San Francisco.
La fuga
La fuga, così spettacolare che nel tempo è diventata l’antonomasia di “evasione” (fuga dai condotti di ventilazione, manichini per distrarre le guardie, corse al cardiopalma nei cortili di notte per eludere la sorveglianza) lasciò i poliziotti totalmente ignari.
Se ne accorsero solo la mattina dopo, quando ormai gli Anglin e Morris avevano fatto perdere le loro tracce.
FBI
Il caso passò sulla scrivania dell’FBI, all’epoca ancora diretto da J. Edgard Hoover ma, se il Direttore era riuscito a spuntarla contro tanti nemici, questi ultimi ebbero la meglio persino su di lui, rimanendo tutt’oggi latitanti.
Brasile
Affiorati in Brasile a metà degli anni ’70, il mistero su dove fossero scappati sembrò risolversi solamente nel 2013, quando il Dipartimento di Polizia di San Francisco ricevette una lettera. Questa proveniva da un uomo che diceva di chiamarsi John Anglin, di essere fuggito da Alcatraz nel 1962 e di non stare bene.
Il cancro e la presunta morte
Aveva, si diceva, un cancro che li avrebbe presto condotto alla morte, e chiedeva garanzie di passare in carcere meno di un anno con le dovute cure.
In cambio offriva di comunicare alla polizia la sua posizione.
Non ricevette mai risposta, lasciando questo mistero, con un ché di teatralità, attualmente insoluto.
La morte presunta di Anglin, fissata dall’FBI durante l’anno 2014, lascia aperto uno spiraglio (è, chiaramente, improbabile che ad oggi sia ancora vivo) che, in questo caso, contribuisce a dare un taglio per certi versi ancora più “cinematografico” alla storia, che cattura l’attenzione e incuriosisce l’ascoltatore.
Un po’ come in tutti i misteri.