Tra Versatilità Musicale, Innovazione e Impegno Sociale
Ibrahim Maalouf, il virtuoso trombettista la cui musica ha attraversato confini e abbracciato culture, ha scritto una pagina straordinaria nella storia contemporanea della musica: dalla solenne riapertura del Bataclan a Parigi, dove insieme a Sting ha offerto interpretazione musicale commovente, all’omaggio reso al funerale di Tignous, il talentuoso fumettista di Charlie Hebdo tragicamente scomparso. Maalouf non si è limitato a suonare note, ha tessuto legami umani attraverso la sua arte, onorando le vittime degli attentati dell’autunno 2015 con un tributo nazionale.
Il suo impegno nel promuovere il dialogo interculturale è stato evidente quando, durante un commovente momento, ha composto un inno cantato da Louane, giovane talento musicale, durante il tributo nazionale. Da allora, Maalouf è diventato un faro di speranza e armonia, trasformandosi in un simbolo vivente di unità e diversità.
Nessuna posizione è troppo impegnativa per la sua musica e la sua missione.
Il 14 luglio 2021, di fronte a milioni di telespettatori, ha interpretato l’inno nazionale francese ai piedi della maestosa Torre Eiffel, trasmettendo un messaggio di pace e inclusione che ha toccato i cuori di tutti.
Il 2022 ha portato ulteriori riconoscimenti al talento senza confini di Maalouf. Con l’uscita dell’album “Queen of Sheba” in collaborazione con Angelique Kidjo, è stato nominato per il prestigioso Grammy Award, segnando un altro traguardo storico come primo strumentista libanese ad ottenere tale onore.
Maalouf continua a dimostrare che la sua musica non conosce confini geografici né culturali, incanalando la sua arte in un flusso costante di bellezza e significato.
NDP lo ha intervistato per saperne di più di T.O.M.A, il suo ultimo progetto.
1. Signor Maalouf lei ha sperimentato e collaborato con una vasta gamma di generi musicali, dal pop al jazz e alla world music. Come ha sviluppato questa versatilità e cosa la spinge a esplorare tante sfaccettature musicali?
Questo eclettismo di cui parlate è ciò che, secondo me, rende interessante fare e condividere musica.
È il fatto che le diverse culture del mondo si mescolino, si incrocino, e così si creano nuove musiche, nuove culture e società più moderne e piacevoli. Credo che la musica possa contribuire notevolmente a migliorare l’ambiente in cui viviamo.
La passione che ho per la diversità musicale è la stessa che ho nella vita, dove amo incontrare persone diverse, di culture diverse, di mondi diversi. Ho sempre amato questo. Trovo che viviamo in un mondo pieno di ricchezze e la bellezza del mondo deriva proprio da questa ricchezza, da questa diversità.
Quindi, quando compongo e faccio musica, mi piace mettere in risalto questa diversità.
2. Durante il Montreux Jazz Festival del 2017, ha attirato l’attenzione di Quincy Jones. Com’è stata questa esperienza e in che modo ha influenzato la sua carriera?
Il mio incontro con Quincy è stato decisivo poiché dal 2017 sono stati lui e il suo team a diventare i miei manager negli Stati Uniti. E fino ad oggi mi aiutano molto, mi guidano. Lui, beh, tutta la sua squadra, tutta la squadra della Quincy Jones Productions, che ora, tra l’altro, si chiama Early Hour.
È stato un vero e proprio… non so come dire, ma è qualcosa che ha portato una nuova freschezza nel mio lavoro, che mi ha portato a esplorare anche altri ambienti musicali, ancora più altri stili e, soprattutto, mi ha aperto un nuovo modo di vedere la musica, la produzione musicale nel mio lavoro.
E poi, cosa non da poco, ma è grazie all’interesse che Quincy Jones ha avuto per la mia musica che oggi tengo concerti negli Stati Uniti e nel Nord America. È l’interesse che ha mostrato per il mio lavoro che fa sì che io abbia iniziato ad avere un pubblico piuttosto importante in quei luoghi.
3. Lei ha suonato in oltre 40 paesi in tutto il mondo. Qual è stata la sua performance più memorabile o significativa fino ad oggi e perché?
È difficile scegliere tra tutti i concerti che ho fatto. Ci sono concerti davvero molto sorprendenti, altri che sono molto memorabili. Ci sono esperienze che sono indimenticabili. È difficile scegliere tra tutti questi concerti. Quindi, ho qualche difficoltà a rispondere a questa domanda. Forse quando ho suonato, anche se non è proprio la stessa cosa di un concerto, l’inno nazionale francese davanti alla Torre Eiffel al Champ de Mars, quello è stato sicuramente uno dei momenti più belli della mia vita.
4. Parliamo del suo nuovo progetto, T.O.M.A, che unisce folklore e modernità attraverso la sua musica e una nuova linea di trombe. Qual è stata l’ispirazione dietro questo progetto e quali sono le tue speranze per esso?
Questo è un progetto che avevo in mente da moltissimo tempo, che volevo diffondere da molto tempo e che era molto importante per me, perché è una sorta di celebrazione dell’eredità che ho ricevuto da mio padre che è una “tromba” un po’ particolare che suona i quarti di tono e quindi le scale del Medio Oriente e delle culture del mondo arabo. Quindi, volevo celebrare questo, volevo fare qualcosa di forte ma che fosse allo stesso tempo legato a una forma di trasmissione, cioè come un’eredità da tramandare anche a tutti i trombettisti che desiderano suonare il mio stesso strumento.
E quindi, l’ispirazione è un patrimonio, ovviamente. E quello che mi aspetto da questo progetto, è che più persone possibili imparino a suonare questo strumento e che lo amino. E che il sogno di mio padre, ovvero, che tutto il mondo si interessi a questo strumento e che i trombettisti di tutto il mondo suonino questo strumento, si realizzi veramente.
5. Con “T.O.M.A” lei mira a unire il pubblico attorno a valori comuni. Quali sono questi valori e come pensa possano essere trasmessi attraverso la musica?
I valori comuni sono ovviamente i valori che la musica difende, cioè la condivisione, l’universalità, ma nella specificità degli uni e degli altri. È una cultura comune, ne ami il folklore, ne apprezzi e valorizzi la specificità di ciascuno.
È l’amore per la differenza, ma in un’unione comune. Ecco, è tutto qua, tutti i valori che la musica difende e che importantissimi per me. Io penso che, soprattutto in questo momento, siamo in un’epoca in cui è molto difficile non rimanere chiusi nella propria cultura, siamo in un’epoca in cui l’istinto di protezione ci spinge a rifiutare la differenza, a vederla come una minaccia.
Penso che sia necessario mantenere la speranza, mantenere un’apertura al mondo e continuare a sperare che le nostre culture possano unirsi in una sola e stessa identità e che sia gioiosa, sia un’identità gioiosa. Ecco, questi sono i valori che la musica trasmette. E questi sono i valori che desidero trasmettere attraverso la musica e attraverso il mio lavoro.
6. Lei ha una lunga esperienza nell’insegnamento della tromba e dell’improvvisazione. Come affronta l’equilibrio tra la sua carriera artistica e l’insegnamento? Quali sono i principi fondamentali della sua pedagogia?
Insegno dall’età di diciassette anni e anche i miei genitori sono insegnanti, nella mia famiglia e nel mio albero genealogico ci sono molti insegnanti e quindi sono molto legato alla missione dell’insegnamento e della trasmissione del sapere e quindi penso che anche questo album, che è un album di trasmissione di un’ eredità, sia un album fondamentale per me. Continuo ad insegnare, ho insegnato molto nei conservatori, nelle scuole, nelle università.
Ora, ho creato qualcos’altro, ho creato un’accademia, “l’Académie des trompettes de Michel-Ange”, che è una sorta di prolungamento di tutto l’insegnamento che ho potuto impartire da molto tempo, da più di 25 anni, 26 anni adesso. È la continuità di tutto questo è un’accademia che mi permette di continuare ad insegnare e a trasmettere questo amore che ho per lo strumento che suono.
Lo faccio integrandolo allo stesso tempo nel progetto. T-O-M-A, THE TRUMPETS OF MICHEL-ANGE, che è, sia un’accademia, sia un progetto di album, di tour, che un vero progetto di vita, di diffusione.
7. Lei è il padrino dell’associazione Orchestre à l’École e ha creato il Free Spirit Ensemble. In che modo vede il suo ruolo nell’educazione musicale dei giovani e nel promuovere la musica come strumento di cambiamento sociale?
Ecco, è semplicemente impegnandomi a diffondere, impegnandomi a insegnare. Penso che tutti noi abbiamo come missione la diffusione del sapere.
Tutti noi abbiamo questa missione. Non importa quale lavoro facciamo, ci insegnano delle cose quando arriviamo sulla Terra, quando veniamo al mondo, ci insegnano qualcosa. E quando ci insegnano qualcosa, penso che si cresca con l’idea che forse un giorno trasmetteremo quello che ci è stato dato, a qualcun altro.
E quindi, credo davvero che questo… Questo modo di vedere le cose sia importante perché altrimenti saremmo davvero egoisti nel tenere tutto per noi se non tramandassimo tutto quello che ci è stato insegnato. E io non ho voglia di vivere questa vita da egoista, ho voglia di dare alle nuove generazioni, di dare ai miei figli, di dare ai bambini nelle scuole, nei conservatori, di dare ai professionisti, di dare al pubblico. Penso che sia qualcosa che ha sempre fatto parte del mio modo di vedere la musica e la cultura in generale.
E penso che non avrei mai considerato di essere un musicista se allo stesso tempo non ci fosse anche questa dimensione della diffusione.
8. A quando un concerto in Italia?
Spero il più presto possibile. Ho molta voglia di presentare Trumpets of Miche-Age al pubblico italiano. Sono sicuro che ci sarà un interesse e una voglia di festeggiare con noi. In questo progetto, facciamo davvero molta festa. Ci sono delle bellissime melodie. Condividiamo davvero qualcosa di forte e non vedo l’ora di suonare tutto questo in Italia.
Ecco, spero a molto presto. Grazie mille.