Kawabata: “Il paese delle nevi”
Kawabata nato a fine ottocento, orgoglioso della tradizione giapponese, si presenterà in kimono a ritirare l’ambito Nobel nel 1968, primo giapponese a riceverlo.
Kawabata
Il Giappone, negli anni ‘60, stava cambiando e si stava aprendo all’Occidente: Kawabata con tematiche legate al passato, ha uno stile che vibra della modernità occidentale.
Scrittore prolifico, nei suoi romanzi, riconosciamo la base dei grandi scrittori della tradizione ma respiriamo anche la freschezza della contemporaneità occidentale.
I pochi libri tradotti italiano sono capolavori indiscussi, unici: emerge un Giappone in bilico fra l’imponente tradizione così lontana da noi e la modernità che s’impone guardando all’Occidente.
Il lettore si ritrova a camminare sulle nuvole ma con un temporale che incombe: dalla luce sottile della scrittura emerge il dramma dei protagonisti.
La sua vita e la depressione
Kawabata spesso non ha avuto una vita semplice: orfano dai primi anni, ha sempre sofferto di depressione.
Ha vissuto intensamente quello che gli capitava (senza perdere la compostezza tipica giapponese).
Importanti i legami con gli amici più intimi, tra i quali Mishima la cui morte lo tormenterà per anni (ricordiamo che Mishima è uno fra gli autori giapponesi più importanti del secolo scorso; contestatore politico, sceglie di morire secondo il rito tradizionale dei samurai). Probabilmente anche Kawabata deciderà di suicidarsi ma non ci sono certezza sua morte: alcuni dicono si sia trattato di un incidente, resta che, gli ultimi anni di vita, furono caratterizzati da una forte depressione accentuata dalla scoperta del Parkinson.
Il paese delle nevi
Romanzo del ‘37, è un capolavoro.
Un classico che ci porta riflessioni ancora attuali. Riduttivo leggerlo solo come una storia d’amore anche se la trama racconta di un amore che si consuma in una stazione termale isolata nella neve.
Kawabata ci fa sentire gli stati d’animo, i pensieri, i sentimenti di una giovane donna avviata alla professione della geisha.
È un romanzo ricco di amore, di sofferenza, di amori intensi, consumati, travolgenti mai banali; questo capolavoro ci porta a riflettere sul senso dei rapporti convenzionali e sulla passione.
L’autore nei suoi racconti, è solito dedicare una particolare attenzione alla figura della donna: i suoi pensieri, i suoi sentimenti, sono il filo conduttore di numerose storie.
Descrive donne giapponesi: in apparenza delicate, etere, maschere bianche di un fuoco interiore pronto a bruciare chi le incontra. “Dopotutto, solo le donne sanno amare veramente “.( cit.)