Il 6 maggio 1976, alle ore 21:00:12, una scossa di terremoto di magnitudo 6.5 della scala Richter ha scosso il cuore del Friuli, in Italia, segnando uno dei momenti più bui nella storia sismica del paese. Conosciuto localmente come l’Orcolat, il sisma ha avuto ripercussioni devastanti, con ulteriori scosse significative registrate l’11 e il 15 settembre dello stesso anno.
L’epicentro è stato localizzato tra i comuni di Gemona e Artegna, vicino alla località di Lessi, e ha colpito principalmente la zona a nord di Udine. La tragedia ha lasciato un bilancio pesante: 990 vittime, migliaia di feriti e un numero incalcolabile di sfollati e abitazioni distrutte.
Il terremoto del Friuli è ricordato come il quinto peggior evento sismico in Italia nel XX secolo, superato solo da catastrofi come il terremoto di Messina del 1908 e quello della Marsica del 1915.
La risposta alla calamità è stata rapida e significativa, con una fase di ricostruzione che ha preso il nome di “modello friulano”, lodato per la sua efficienza e rapidità. Questo modello ha posto le basi per una gestione più efficace delle emergenze in Italia e ha dimostrato l’importanza della solidarietà e della resilienza comunitaria.
Il terremoto del Friuli del 1976 rimane un evento indelebile nella memoria collettiva italiana, un simbolo di dolore ma anche di speranza, testimoniando la capacità di una comunità di ricostruirsi dalle proprie ceneri.