Uno degli errori più comuni dei genitori di oggi è cercare di proteggere i propri figli da insuccessi e frustrazioni. Molti genitori ritengono che i figli non debbano soffrire o quanto meno il meno possibile e per questo sono disposti a tutto, anche a sostituirsi ai figli pur di parare i colpi derivanti da responsabilità o conseguenze di azioni.
Non ricordano quanto loro stessi sono cresciuti come uomini e donne anche a causa di insuccessi, delusioni, sofferenze. E’ proprio il concetto di sofferenza, fallimento che nella società di oggi non viene accettato e bisogna fare di tutto per anestetizzare il dolore, non viverlo, calpestarlo, cancellarlo. L’insuccesso stesso è, a volte, fonte di vergogna, non ci deve essere, spesso viene mascherato.
Non c’è nulla di male ad ammettere di aver sbagliato, è un grande segno di umiltà verso se stessi e verso gli altri. “L’insuccesso – diceva Reuven Feuerstein – è il primo passo verso il successo.”
Proprio perché abbiamo vissuto dei fallimenti, possiamo capire come non arrivarci più, cosa dobbiamo fare per cambiare strada, soprattutto che cosa abbiamo imparato vivendoli. E chi sa interpretare un insuccesso, chi sa analizzarlo e comprenderne le cause, può crescere e maturare.
Non è “l’anestesia del fallimento” che aiuta a crescere o la deviazione da esso. Vivere e decodificare il fallimento è la strada maestra per diventare seri uomini e serie donne, con la testa sulle spalle e capaci di cavarsela da soli nella vita.
Molti genitori lamentano la mancanza di autonomia nei figli, ma come possono questi individuarsi se non conoscono il bene e il male della vita?
Come possono imparare dagli sbagli se i genitori li giustificano sempre, coprono sempre davanti agli altri i loro errori, o si sostituiscono ai figli pur di non vedersi passare davanti l’ombra del fallimento? Il buon educatore è colui che ha anche il coraggio di lasciar sbagliare i figli affinchè imparino le lezioni della vita.
E’ chi fa prendere la responsabilità degli atti commessi, delle dimenticanze, delle bugie, delle parole maleducate, degli egoismi che hanno fatto male agli altri ha saggezza nel cuore. E prendersi la responsabilità delle proprie azioni significa anche affrontare le conseguenze e in queste apprendere.
Sì, a volte imparare è doloroso, costa fatica, chiede umiltà, ma gli apprendimenti che avvengono passando attraverso queste caratteristiche sono i migliori per la formazione di una personalità forte, resiliente, genuina, stoica e determinata nei propri obiettivi.
La nostra società dove impera il successo ovunque non aiuta i genitori a rimembrare il valore del sacrificio, del dolore, della fatica, del fallimento che la gioventù ha portato con sé preparandoci a diventare adulti.
Investire oggi su un’educazione seria e di successo implica il fare un passo indietro se si è “genitori-chioccia”, lasciando che i figli incontrino i loro fallimenti aiutando ad interpretarli, senza scuse o mascheramenti.
E’ più utile educare un figlio a considerare che l’insuccesso è una questione di ordinaria amministrazione nella vita di chiunque e ci serve per apprendere cose che diversamente non avremmo imparato.
E’ più sano lasciar sbagliare dopo aver avvisato cosa è sbagliato e comporta delle conseguenze. Certo, ci vuole coraggio e determinazione per prendere questi percorsi educativi, ma sono gli unici che tirano fuori i figli da un’eterna adolescenza, che tolgono loro la prepotenza, la tracotanza, dando realismo e soprattutto sapore alla vita.
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Foto tratte da Pexel