La sua serie di romanzi “Cronache del ghiaccio e del fuoco” (titolo originale “A song of Ice and Fire”) è destinata ad essere ricordata in futuro come uno dei più grandi capolavori del genere fantasy, mentre già oggi ha costituito la fonte d’ispirazione per una delle serie TV di maggior successo internazionale, “Il Trono di Spade”, che è anche il titolo del primo libro della serie.
Martin non si è limitato a sviluppare un’idea di trama e a metterla per iscritto su carta: l’autore ha creato un mondo vero e proprio, composto da due continenti (o almeno sono due i continenti ricompresi entro i confini del mondo conosciuto dai protagonisti della serie: Essos e Westeros), in cui si concentrano regni, città-stato, popoli, civiltà, culture e religioni diverse, tutti descritti nei minimi dettagli. Questo mondo ha una sua Storia o meglio, varie Storie, tante quante sono le civiltà e le casate regnanti dei due continenti. Come nella realtà, il presente di questo mondo immaginario ha nel proprio passato storico le sue fondamenta.
I sette regni si trovano sul continente di Westeros e le cronache ruotano attorno ad una trama principale, costituita da più trame intrecciate e interconnesse tra loro a formare la narrazione di un complesso conflitto dinastico, tra le diverse casate nobiliari, per il controllo del singolo trono che governa i sette regni unificati. Coinvolti in questa guerra sono migliaia di personaggi, protagonisti di contorti intrighi politici.
Numerosissimi sono i flashback che narrano la Storia passata dei sette regni e delle diverse dinastie e casate, con le relative genealogie, e perfino la Storia del continente. Come se tutto ciò non bastasse i sette regni devono anche affrontare le minacce provenienti dal selvaggio e sconosciuto Nord di Westeros, precisamente dalla parte posta al di là della Barriera, una gigantesca muraglia che divide la “civiltà” dall’ignota “barbarie”, a presidio della quale c’è la confraternita guerriera dei Guardiani della Notte, reietti della società e figli illegittimi o ripudiati, che nel ruolo di difensori della civiltà dei sette regni possono trovare un’occasione di riscatto.
Ma come nasce un mondo? Se si vuol fare una cosmogonia, si può dire che in principio vi fu innanzitutto la nascita del suo creatore.
George R. R. Martin è nato a Bayonne, nel New Jersey, il 20 settembre 1948 da una famiglia povera che in passato era stata ricca: la famiglia di sua madre era infatti stata un’importante famiglia di costruttori edili, ma era stata ridotta sul lastrico dalla Grande Depressione degli anni Trenta. Martin crebbe quindi nelle case popolari e patì la miseria, vedendo nel contempo la vecchia casa della famiglia di sua madre abitata da altri e il vecchio porto, costruito dalla sua famiglia, che ora era diventato proprietà municipale. Questa sua esperienza sviluppò in lui, per sua stessa ammissione, una fascinazione nostalgica per le storie e per le antiche vestigia di dinastie e civiltà un tempo grandi, ma ormai tramontate e scomparse, nonché per le storie di civiltà in declino o in crisi, che si sono lasciate alle spalle l’età dell’oro. Sensibilità che ha contribuito a plasmare la sua serie di romanzi, in cui si presenta un mondo in crisi, sconvolto da guerre e violenze e piagato dalla corruzione, dalla sete di potere e dai loschi intrighi di palazzo della classe nobiliare. Il mondo dei sette regni è poi un mondo che in passato era stato magico, ma che ora sta perdendo la propria magia: infatti l’elemento magico, seppur presente, non è preponderante ed è quasi marginale.
Altra data importante per tracciare una cosmogonia del mondo di Martin è il 1981, anno in cui l’autore immaginò per la prima volta quello che sarebbe poi diventato Tyrion Lannister, uno dei personaggi principali della saga; e in cui Martin visitò, in Scozia, le rovine del Vallo di Adriano, da cui ha tratto ispirazione per la Barriera: al cospetto di quegli antichi resti infatti egli provò ad immaginarsi come doveva sentirsi un legionario romano che, lontano da casa, era chiamato a presidiare quella muraglia, unica separazione tra la civiltà romana e lo sconosciuto Nord della Scozia, minaccioso e popolato da “barbari”. Da qui alla Barriera e ai Guardiani della Notte il passo è breve.
È tuttavia solo nel 1991 che dal caos immaginativo si originò il cosmos, l’ordine, e iniziarono a prender forma Essos, Westeros, i sette regni e le connesse vicende, in una parola il mondo martiniano. Il 1991 è infatti la data in cui l’autore iniziò a scrivere il Trono di Spade, il primo libro della sua saga, che sarebbe poi stato pubblicato nel 1996. Un mondo era appena nato, ma già era in pericolo, minacciato com’era da un altro mondo, quello reale della vita e dei suoi impegni, che lasciavano poco spazio alla scrittura. Tuttavia i personaggi e la loro Storia non si lasciarono estinguere così, senza combattere e si coalizzarono per difendere il loro mondo, affollando la mente dell’autore in ogni suo momento libero, narrandogli le loro vicende – come la Musa Calliope narrò ad Omero la Storia della Guerra di Troia e imponendogli di metterle per iscritto, diffonderle e tramandarle.
Importante per la nostra cosmogonia è anche la progettazione di questo nuovo mondo: la scelta del genere narrativo, dell’ambientazione, le scelte stilistiche e, in generale, le idee di fondo che stanno alla base dei romanzi dell’autore.
Per quanto riguarda il genere esso è il fantasy, ma con alcune influenze del romanzo storico. In particolare Martin ha voluto unire il fascino della magia e la suspense tipici del genere fantasy con il realismo del romanzo storico.
Il difetto del romanzo storico, secondo Martin, è che si sa già come va a finire in quanto esso narra eventi realmente accaduti. Effettivamente nel romanzo storico, gli eventi storici creano il contesto in cui i personaggi inventati sono inseriti, in cui le loro vicende necessariamente si svolgono, in cui essi sono costretti ad operare e con cui devono fare i conti ogni giorno. E si tratta di un condizionamento forte, dato che la Storia si è già svolta nella realtà passata e non si può certo cambiare. Il romanzo fantasy, dice Martin, ha invece il pregio di inserire le vicende dei suoi personaggi all’interno di un mondo di fantasia in cui tutto è possibile e l’unico limite è l’immaginazione dell’autore, cosa che consente di creare maggiore suspense per il lettore, che non può mai sapere come le cose andranno a finire.
Il romanzo fantasy ha però molti difetti e corre molti rischi, soprattutto quello di rischiare di scadere in banali cliché, come la lotta tra personaggi buoni, belli e senza macchia e personaggi cattivi, irrimediabilmente malvagi, brutti e deformi; oppure il rischio di esagerare con la magia e il soprannaturale, a discapito del realismo e della stessa logica (Martin fa l’esempio di potenti maghi che sarebbero in grado di distruggere da soli eserciti di 10.000 uomini ma che, nonostante ciò, si mettono inspiegabilmente a capo di armate di altrettanti soldati); o ancora il rischio di presentare un’immagine edulcorata delle differenze di classe, presentando magari, per usare sempre un esempio dell’autore, povere ma coraggiose contadine che si permettono di rimproverare potenti principi e non solo la passano liscia, ma magari riescono anche a farsi ascoltare (e poi magari sposano l’affascinante principe in questione).
Martin ha voluto invece creare un mondo che fosse sì tutto suo, ma che fosse anche caratterizzato da un crudo realismo storico-politico, che rispecchiasse la complessità e le contraddizioni morali che caratterizzano da sempre la Storia umana e l’agire politico e che mettesse in evidenza le ingiustizie di una società divisa in rigide classi sociali come quella feudale e medievaleggiante che fornisce l’ambientazione ai suoi romanzi.

Innanzitutto va sottolineato come, proprio per conferire realismo storico al suo mondo, basato su un’ambientazione medievale, George Martin ha studiato a lungo e approfonditamente la Storia e la società del Medioevo inglese, compresi gli aspetti della vita quotidiana, anche delle persone umili oltre che dei nobili. La stessa ispirazione per il conflitto dinastico che sconvolge i sette regni viene, per ammissione dell’autore, dalla Guerra delle Due Rose, che vide opporsi, per la conquista del trono inglese, i Lancaster e gli York.
Ogni dettaglio è poi studiato in modo da essere i più fedele possibile alla realtà storica del medioevo: le armi utilizzate, i banchetti, gli abiti, i tornei… dietro ogni descrizione ci sono approfonditi studi ed enorme cultura.
È sempre per quest’esigenza di realismo che le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ci presentano un mondo caratterizzato da biechi intrighi politici, enormi ingiustizie sociali, personaggi mai del tutto buoni o malvagi, ma sfumati e contradditori, grigi piuttosto che bianchi o neri. Ed è sempre per quest’esigenza di realismo che la saga è cruda, non risparmiando sesso, violenza, sadismo e tematiche scabrose e non mancando di sottolineare il contrasto tra gli sfarzi nobiliari e la miseria e le sofferenze del popolo, eterna vittima di ogni scontro tra potenti e di ogni guerra.
Perfino le armi magiche sono per Martin sempre solo armi come le altre, semplici strumenti che possono contribuire – insieme ad eserciti, armi tradizionali, strategie e tattiche belliche efficaci e furbizie politiche – a far vincere una guerra, ma che non saranno mai, da sole, le armi decisive, le Wunderwaffen risolutorie (e che non esistano, né possano esistere, nella realtà wunderwaffen capaci da sole di invertire le sorti di un conflitto lo vediamo anche oggi con il conflitto in Ucraina. E non esistono nemmeno armi indistruttibili: ad esempio i carri armati Leopard o i blindati americani Bradley, lungi dall’essere infallibili e indistruttibili, se colpiti garantiscono ai propri equipaggi possibilità di sopravvivenza molto alte e certamente molto maggiori che i vecchi mezzi sovietici, ma possono comunque esser resi inservibili da un colpo nemico ben assestato, allo stesso modo in cui un drago Targaryen può comunque essere ucciso).
Per concludere, la Storia del mondo di Martin inizia il 20 settembre del 1948 con la nascita dell’autore, si sviluppa nel corso degli anni e, proprio come la Storia del mondo reale, non si è ancora conclusa, dato che l’autore continua a scrivere la sua saga “Cronache del ghiaccio e del fuoco” ancora oggi.
Celebriamo quindi oggi la nascita di questo grande scrittore e del suo fantastico mondo.
Buon compleanno George R. R. Martin!