Prima di iniziare la chiacchierata fa subito capire che “La famiglia è la famiglia” E poi insieme, di pari passo, si sono aggiunte la professione e l’impegno nell’Associazione degli installatori.
Molto bene!
Presidente buongiorno
Iniziamo subito dagli installatori e dalla vostra professione
“Sì, e iniziamo subito da un problema Quello della professione degli installatori è un’“incognita” non solo nazionale, ma anche europea…”
In che senso?
“E’ una questione di riconoscimento professionale condiviso, appunto il cosiddetto riconoscimento della professione…
…oggi non è più come alcuni anni fa. La professione artigiana non può più essere solo “un’attività famigliare” non può più essere così, La richiesta di specializzazione e competenza si alza proprio mentre i giovani si avvicinano con maggiore difficoltà ai mestieri”
Ci dica allora come si è conciliata per lei, e per la sua formazione da imprenditore artigiano, la relazione con la famiglia?
“Diciamo che famiglia, artigianato e impresa sono andate e vanno tutt’ora di pari passo.
Hanno tutti è un comune denominatore che mi hanno portato anche a partecipare al mondo dell’associazionismo del nostro settore. Tutto è comunque nato proprio perché sono un figlio di questa professione”.
Un figlio d’arte…
“Si, mio padre, inizia l’attività nel 1958, è cresciuto insieme ai “primi” impianti della refrigerazione.
Ha iniziato con i vecchi frigoriferi e poi ha portato avanti sempre la professione di installatore frigorista.
Poi, insieme alla sua esperienza è cresciuta l’innovazione di settore e così progressivamente mi ha coinvolto in maniera molto proattiva. E ora sono qui. Sono contento di questo…”
Sorride in maniera cortese
Ritorniamo indietro un passo.
La professione artigiana, il legame con Confartigianato e la sua professione di installatore frigorista…
“Oggi la professione di installatore frigorista sta diventando un tema centrale.
I settori “del freddo” (refrigerazione) e delle pompe di calore sono all’ordine del giorno un po’ ovunque. Ma nonostante questo la nostra professione è ancora abbastanza sconosciuta. Proprio per questo ho deciso di affrontare l’impegno anche in associazione.
Entrai a far parte di Assofrigoristi, una piccola associazione verticale che intende rappresentare proprio il mondo del “frigo e del freddo”, ma oggi, il mio impegno in Confartigianato nasce proprio dalla necessità di elevare a un maggior livello di rappresentatività le istanze del nostro mondo, con obiettivi precisi: quelli di creare un’identità professionale” che possa definire anche in sede nazionale un mestiere così specifico, fatto di competenze e capacità che non si esauriscono più con il “training on the job” (pratica e tirocinio), ma anche con una formazione che deve comprendere elementi fortemente legati ai “nuovi trend”, quali elettronica, fluidodinamica, IA, e sempre più attenzione alla sicurezza”.
Oggi in tutti i settori dipendiamo un po’ dalle normative comunitarie. È così anche nel vostro campo?
“Si. Il nostro è uno dei pochi mestieri che ha una definizione in ambito di norme armonizzate, direttive tecniche di applicazione facoltativa, ma che dovrebbero diventano cogenti in ogni disputa. In Italia non ha ancora trovato un adeguato “spazio commerciale” (come invece la ISO 9001 per la qualità). L’adozione di una certificazione basata su tale standard, permette di identificare le attività relative ai sistemi di refrigerazione secondo la “regola dell’arte” e i profili di competenza associati. Stabilisce inoltre i criteri di competenza per i soggetti che svolgono tali attività. E questo è proprio il motivo per il quale ho trovato, come posso dire, uno spazio e un terreno fertile nell’impegno all’interno del mondo della Confartigianato.
Vogliamo lavorare per arrivare a dare un un’identità molto ben definita alla professione del “Frigorista”, che – con l’eliminazione della combustione – dovranno occuparsi non solo di “far freddo”, ma anche di riscaldarci!
Il tema della “transizione professionale” è anch’esso entrato di prepotenza nel programma e nelle azioni strategiche del nostro gruppo: la sicurezza, le prestazioni e l’ambiente devono essere affidati a tecnici sempre più preparati e orgogliosi del loro ruolo nel “Green Deal”.
Affrontiamo la sfera “ecologia e ambiente”.
Cosa si intende quando si parla del “rapporto ambiente – frigoriferi”?
Come lo possiamo integrare e comprendere?
“Beh, diciamo che noi vi siamo coinvolti a tutto tondo.
L’artigiano è anche cittadino, e una strategia europea che pone al centro dell’azione il passaggio, ad esempio, dalla caldaia alla pompa di calore (per l’abbattimento dei consumi e dell’inquinamento) lo pone due volte al centro: come utilizzatore e come protagonista della transizione. L’altro aspetto è, ad esempio la riduzione degli sprechi alimentari attraverso l’adozione della cosiddetta “catena del freddo”: la conservazione refrigerata consente di produrre derrate e alimenti quando è la stagione giusta, e renderli disponibili in ogni momento dell’anno, colmando il deficit di produzione invernale…
Tute le nostre apparecchiature funzionano con il “refrigerante” un fluido che rappresenta il cuore della nostra tecnologia. Tutti gli impianti frigoriferi funzionano, in modo semplificato, con quattro componenti base (compressore, scambiatori di calore e valvola di espansione) e sfruttano la capacità del refrigerante di spostare l’energia da un lato all’altro del circuito frigorifero, togliendo (raffreddando) o immettendo (riscaldando) energia.
Oggi, il “Green Deal” già citato, ha proposto un Regolamento (Reg. 2024/573) che ci costringerà ad un cambiamento dei fluidi refrigeranti, consentendo una riduzione dell’impatto diretto sull’ambiente.
“Questa normativa nasce per regolamentare questo impatto, che si manifesta in termini di emissioni di CO2 !equivalente”.
Quindi il rapporto ambiente – installatore frigorista è una relazione che ben si sposa, perché ha a che fare con l’utilizzo di prodotti potenzialmente inquinati e con il consumo delle macchine frigorifere, che rappresenta, comunque, l’80% delle emissioni complessive…
Quindi questo sta portando la nostra professione ad avere un giusto atteggiamento per salvaguardare l’ambiente: sposare i nuovi refrigeranti (con grande attenzione all’impatto diretto), proteggere i lavoratori e l’ambiente da emissioni nocive…
Inoltre la normativa ha posto e sta ponendo l’attenzione verso una professione che sicuramente fino a qualche tempo aveva necessità legata più che altro alla manualità, al saper fare”.
E dalla manualità individuale passiamo ad un tema meno “umano e meno personale”.
Argomento Intelligenza Artificiale. Come si concilia il rapporto fra IA, il mondo artigiano e la professione di installatore frigorista?
“Diciamo che è, insieme alla nuova normativa comunitaria sui refrigeranti e sulla riduzione dei consumi, l’argomento principale sui quali stiamo discutendo in associazione e in Confartigianato.
Forse sto usando un concetto forte, ma questo tema dell’IA diventa un passaggio quasi obbligato per la realtà di medie e piccole dimensioni come la nostra, e ancor più per i settori legati al freddo.
Probabilmente l’IA può essere vista in contrasto con la logica del mondo artigianale, ma in realtà, se ben utilizzata, e se ben messa a disposizione del personale in campo, riesce a dare una grandissima mano. Ma ci dobbiamo comunque ancora lavorare per non essere travolti…”
Dove l’Intelligenza Artificiale può essere utilizzata nel vostro settore?
“L’IA ci potrà fornire supporto soprattutto sulle attività di prevenzione e sicurezza. E quindi questo è sicuramente un argomento delicato. L’IA andrà ben gestita.
Inoltre va sicuramente inserita in maniera graduale anche in tutto il contesto del “freddo”. Ma credo che sia un percorso ormai dal quale non si può tornare indietro.
Molto del consumo di una macchina frigorifera (sia essa un impianto di refrigerazione o una pompa di calore) e della mancata disponibilità della “funzione” determinano un impatto economico e ambientale. Un fattore di successo del passaggio da tecnologie che vengono sentite come “familiari” (la fiamma di una caldaia, immediatamente associata al tepore ed alle sensazioni familiari) non devono continuare a rappresentare un fattore di “resistenza” alla transizione: l’IA, contribuendo a contenere i consumi e eliminare i tempi di “downtime” e l’indisponibilità dell’apparecchiatura darà sicuramente un supporto al proprietario dell’impianto e al personale che è abituato a lavorare sul campo tenendo conto sempre della “tempistica”, la capacità di risolvere velocemente un problema, o di anticiparlo.
Questa innovazione tecnologica riuscirà a metterci nelle condizioni di prevedere e programmare gli interventi soprattutto organizzando al meglio e procrastinando quelle che sono le attività tipiche dell’emergenza nelle attività programmate. Questo potrà fornire anche una migliore qualità del servizio e della gestione verso i clienti…ma…”.
Ma? Con l’IA c’è sempre… un ma…
Sorride. Professionale.
“È vero! Ma nel nostro settore rimane sempre l’importanza della relazione umana, della disponibilità e dell’attività dell’individuo-professionista artigiano.
Sono d’accordo con l’inserimento dell’Intelligenza Artificiale, ma non mi preoccuperei più di tanto perché poi la manualità dell’artigiano, e la relazione che mette a disposizione l’impresa artigiana, sicuramente non potrà essere sopraffatta.
Solo considerando e assumendo questo valore, allora l’IA sarà uno strumento tale per cui potrà essere utilizzata per migliorare le qualità anche relazionali del nostro mondo”.
Grazie Presidente, buon lavoro
L’intervista a Gianluca De Giovanni non contiene tracce di Intelligenza Artificiale