"Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente il cielo stellato sopra di me; e la legge morale dentro di me”.
Sono le parole del grande filosofo tedesco, evocate da Giovanni Allevi sul palco del LXXIV Festival della Canzone italiana, che riempiono di commozione una platea emozionata per il ritorno in scena del grande pianista, dopo due anni di lontananza dovuti a una grave malattia che lo aveva colpito e che ancora lo accompagna, a dimostrare – come si trattasse di un teorema inconfutabile – che “perché Sanremo è Sanremo” è vero anzitutto in quanto Sanremo è qualcosa che va oltre Sanremo stesso.
Significato particolare
Sono sempre stato convinto che il Festival di Sanremo si può guardare a prescindere, cioè senza essere uno spettatore attento della kermesse in quanto tale, perché sul palco oggi del Teatro Ariston (e ieri, molto tempo fa, del Salone delle feste del Casinò) si celebra qualcosa che va ben oltre una competizione canora. E ciò finisce con l’attribuire al Festival italiano per eccellenza un significato del tutto particolare.
“Sanremo è Sanremo” perché è l’unica grande finestra in diretta sul mondo accessibile per cinque giorni, quasi una settimana, a tutti.
Amadeus e Pippo Baudo
E forse Amadeus, ben più del Pippo Baudo degli anni d’oro, è riuscito a dare piena forma a questo straordinario e inimitabile contenitore “nazionalpopolare”, per dirla con Gramsci ben più che con i detrattori del Festival. Per parafrasare Umberto Eco (che ricondusse il successo di Mike Bongiorno al suo essere un everyday man, l’uomo di tutti i giorni, quello della porta accanto, il successo di Sanremo è probabilmente dovuto alla sua natura di evento everydaylife. Sanremo è rappresenta la nostra finestra sulla vita di ogni giorno.
Non soltanto perché le canzoni, da sempre, accompagnano la nostra vita, quelle che più ci piacciono addirittura nel quotidiano. Ma anche, se non soprattutto, perché attraverso una studiata e sistematica sequenza di “intermezzi”, il Festival è intercalato da molteplici “finestre” che si affacciano sulla nostra vita di tutti i giorni, cercando così di attivare la nostra attenzione, così come la nostra condivisione esperienziale.
Cantanti
Cantanti che vincono l’edizione precedente e presentano l’edizione successiva, cantanti che presentano altri cantanti, cantanti di oggi che cantano canzoni di ieri, guest star della grande musica pop internazionale, personaggi dello star system, il tutto accompagnato da momenti di deamicisiana pedagogia dei buoni sentimenti, che vanno dal ricordo di un giovane musicista barbaramente assassinato a Napoli alla testimonianza di un grande musicista in lotta contro una malattia, ai dialoghi sulle parole di un linguaggio che ci aiuti a riflettere sul femminicidio.
Sanremo incomparabile
Non c’è nulla di paragonabile a questa particolare miscela di arte, spettacolo, musica e vita in nessun palinsesto televisivo. È assai probabile che questa evoluzione del Festival della Canzone italiana dipenda anche dal poderoso investimento economico che ormai da parecchi anni la RAI fa su questa manifestazione, in assoluta quella dal budget più costoso e impegnativo dell’intero programma di proposte della televisione pubblica.
L’economia del Festival della Canzone italiana
Troppo economicamente importante per farne esclusivamente una competizione canora. Ma non basta certo la sistematica ed efficace strategia di marketing, che dapprima accompagna le aspettative del pubblico durante l’autunno per poi prenderlo per mano durante le serate della diretta, per continuarne a coltivarne i ricordi nelle settimane che seguono l’evento, a spiegare il duraturo e inscalfibile successo del Festival, che in anni recenti è tornato a conquistare anche un pubblico giovanile. Occorre costruire nel concreto un’esperienza condivisibile, per fare di un evento come quello che annualmente ci viene riproposto dalla città dei fiori per farne un evergreen del palinsesto televisivo nazionale.
Il sapiente Amadeus
La sapiente direzione di Amadeus ha contribuito ad esaltare ulteriormente i tratti distintivi di questa manifestazione. Con la sua poliedrica sensibilità ai diversi generi musicali, il master e anfitrione del Festival è riuscito nell’intento di costruire un format in grado di parlare a generazioni diverse, parimenti accomunate dalla voglia di divertirsi, che poi nel succedersi di artisti, personaggi, e testimonial sul palco scenico della città dei fiori si ritrovano a condividere un’esperienza ben più variopinta del semplice ascolto di musica. Ed è proprio per questo motivo che Sanremo è – di fatto – tanto altro più che musica. L’irrompere sulla scena di ieri del pianista Giovanni Allevi, con il suo monologo che parlava di sofferenze e speranza, di un eroismo che in un epoca di guerra non è fatta di violenza dell’uomo contro l’uomo, ma di lotta quotidiana contro nemici invisibili quanto devastanti, per combattere i quali occorre amare la vita e la sua quotidianità più di ogni luccicante illusione, ha plasticamente rappresentato l’esempio più reale e penetrante della “alterata” di Sanremo. Le note, il suo ritorno alla tastiera di un pianoforte dopo due anni di distacco forzoso, hanno fatto il resto, con la magia che contraddistingue la forza della passione che supera i limiti del dolore.
Il trampolino di lancio
Nulla di tutto ciò c’entra con la competizione canora, la gara per salire sul podio che ogni anno celebra le migliori strofe della canzone italiana, come trampolino di lancio verso una stagione (che il più delle volte si è dimostrata essere duratura) di popolarità.
Anzi, a ben vedere sembrerebbe proprio che il significato ultimo e più importante di Sanremo approfitti della canzone come pretesto per prodursi in un happening popolare che più di un rapporto Istat o Censis fotografa il “sentiment” di un paese. Ebbene sì, forse guardiamo Sanremo non per sentire le canzoni in gara ma per guardarci nello specchio della vita.
I siparietti
Come durante la serata inaugurale, la carrellata sulle canzoni in concorso è corsa via leggera, introdotta dai simpatici siparietti (anche questi opportunamente congeniali dalla magistrale direzione artistica di Amadeus) degli stessi cantanti che presentavano i colleghi in gara. Ma le prime pagine dei giornali del giorno seguente sono piene dell’altro Sanremo: quello di Allevi, del suo monologo e del suo ritorno a suonare in pubblico. Perché Sanremo è Sanremo!