Cinquecento anni di storia e la stessa protagonista. Non è un fantasy ma la magia della letteratura che realizza il desiderio dell’autrice di raccontare cinque secoli di Venezia senza abbandonare la protagonista del racconto, alla quale si era affezionata.
Tracy Chevalier
autrice famosa al grande pubblico soprattutto per “La ragazza con l’orecchino di perla“, torna con un romanzo tutto italiano molto curato anche nel lessico con l’inserimento di numerosi termini dialettali (nonostante la scrittrice non parli italiano).
Venezia nel cuore
L’ autrice ama l’Italia e ambienta questa storia proprio a Venezia dove lei ha trascorso il viaggio di nozze e dove torna regolarmente per visitare la Biennale. Da anni voleva raccontare la storia di Venezia dal grande splendore del 400 ai giorni nostri e si è documentata molto per farlo soggiornando anche in Laguna diversi mesi prima di scrivere questa storia.
L’arte del vetro
Tracy Chevalier sceglie Murano per raccontare le vicende della famiglia Russo, una delle famiglie dei vetrai più famosi sull’isola. L’autrice impara lei stessa a fare piccoli oggetti in vetro: i vetrai stessi, dapprima molto riservati poi le insegnano qualche trucco che le servirà per arricchire il romanzo d’informazioni preziose (così racconta lei stessa nell’intervista del 26/09/2024 presso la Biblioteca Salaborsa di Bologna in occasione della presentazione del suo libro).
“La città d’acqua e senza età. Venezia e le le isole che ha intorno danno l’impressione di essere fuori dal tempo e forse lo sono“
così si apre il romanzo e questo è il tratto peculiare della storia: Venezia invecchia con un tempo diverso rispetto al resto del mondo, così come “il vetro non cola che con impercettibile lentezza“ così Venezia e Murano. La storia si apre nel 1486 e incontriamo la giovane Orsola, la protagonista, bagnata perché finita in un canale. Un po’ per scaldarsi, un po’ per spiare, la bimba, entra nel laboratorio di una famiglia rivale di vetrai.
La storia di Venezia
Qualche pagina dopo ritroviamo Orsola ragazzina alle prese con la peste. Le porte segnati di rosso, il carretto a prendere i morti, il medico ad isolare nel lazzaretto i malati “che non fanno mai ritorno”. I toni spenti, l’isolamento, ed un unico mezzo per sopravvivere: le perle di vetro, unico oggetto che può essere forgiato da una donna.
Orsola aveva imparato di nascosto la lavorazione delle perle e questo oggetto, bistrattato dai vetrai maschi, permetterà a tutta la sua famiglia di garantirsi il cibo da portare a tavola.
I giorni passano, un sasso viene gettato più in là e ci ritroviamo quasi tra le braccia di Casanova con le sue lusinghe ammaliatrici. Qualche anno dopo Orsola si ritrova a lavorare una collana per la moglie dell’attesissimo Napoleone che si sta progettando la conquista del mondo.
La storia prosegue con un buon ritmo e una struttura fluida.
Noi ci stiamo affezionando ad Orsola così “prigioniera della famiglia e di Murano“ come la apostrofa la sorella minore ma anche “fedele alla famiglia e a Murano“ come lei stessa si definisce. La seguiamo stringersi in un abbraccio d’amore passionale con l’amato e la ritroviamo matura prendere scelte difficili insieme alla madre Laura per il bene della famiglia, dei Rosso, dell’attività. Madre e figlia, severe irremovibili quando parlano di affari.
Un altro sasso lanciato in acqua
siamo alle porte della prima guerra mondiale; poco dopo, ai giorni nostri. Numerosi gli anni raccontati attraverso gli occhi di Orsola, semplici e maturi. Poi un finale a sorpresa che riallinea il tempo.
Leggere questo romanzo se
se si cerca una lettura semplice, scorrevole ma anche coinvolgente: ci si affeziona subito alla protagonista e ripercorrere cinquecento anni di storia italiana è sempre emozionante.
Neo
forse, proprio la troppa semplicità: i fatti storici vengono narrati velocemente e, se pur noti, sarebbe stato interessante un approfondimento.