Non è un caso se una strofa dell’inno di Goffredo Mameli recita in rima baciata “noi fummo, da secoli, percossi derisi poiché non siamo popolo, poiché siam divisi”. Lo Stivale di quegli anni fu definito dal diplomatico e politico austriaco Klemens Wicheslaw von Metternich in occasione del Congresso di Vienna “nulla più di una semplice espressione geografica”. Aveva, infatti, attraversato divisa gli ultimi tredici secoli della sua storia fin dalla cacciata dei Bizantini nel VI secolo e per tutto il Medioevo.
Lorenzo de’ Medici
Nel Rinascimento, Lorenzo de’ Medici era riuscito per un breve periodo a fare della Repubblica fiorentina l’asse pivotale di un precario equilibrio, che si ruppe con la sua morte nel 1492.
Tornarono dunque rivalità, guerre civili, carestie, e si susseguirono per altri tre secoli i dominatori francesi, spagnoli e in fine gli austro-ungarici dopo la fine dell’epopea di Napoleone.
L’Italia di Mazzini
L’Italia di Mazzini è un’Italia diversa da quella di oggi, in cui il termine “Patria” circolava di nascosto, sussurrato a mezza voce nei salotti, lontani dalla polizia austriaca e dai plenipotenziari stranieri. Mentre il Regno del Piemonte, guidato dal suo Primo Ministro, il Conte di Cavour, premeva per unire il Bel Paese sotto la corona sabauda, ben differente era l’idea dei mazziniani. Costoro andarono ad anticipare, di quasi un secolo, la nascita di quella che sarebbe divenuta l’Italia repubblicana solo dopo il 1946.
“La Carboneria”
Per perseguire questi scopi si affidarono alla segretezza, alla discrezione di un ordine, a tratti settario, chiamato “La Carboneria”, incaricata di perseguire la riunificazione con ogni mezzo. Grazie a quest’organizzazione iniziatica, diffusa in modo capillare sul territorio, divenne possibile per Giuseppe Mazzini raccogliere informazioni, dati, posizioni, specifiche, piani di battaglia.
A beneficiarne fu poi un suo omonimo, il generale Giuseppe Garibaldi che, anche collaborando coi piemontesi, cui consegnerà l’Italia del sud nello storico incontro di Teano, sarà in grado di compiere quegli sbalorditivi progressi militari il cui avvento ci ha consentito, oggi, di unificare la nostra Penisola.