Persone identificate per aver espresso in maniera libera e civile il proprio pensiero. Un Ministro che definisce tutto “normale”. Sindaci fermati dalla polizia durante un corteo pacifico nella Capitale. Negli ultimi tempi, stiamo assistendo a una preoccupante deriva nella gestione della libertà di espressione da parte delle Autorità italiane. Tre episodi recenti, in particolare, evidenziano una tendenza all’oppressione del dissenso e alla limitazione della voce dei cittadini.
I sindaci “fermati” nel corteo a Roma
La carica della polizia ai sindaci che hanno manifestato a Roma – al fianco del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca – contro l’autonomia differenziata e il mancato sblocco del Fondo Sviluppo e Coesione, rappresenta un esempio di una tendenza a sopprimere il dissenso e di intimidire coloro che “osano” criticare le politiche di governo che rischiano di penalizzare ulteriormente il Mezzogiorno.
Il caso alla Prima della Scala
Non passò inosservata, inoltre, a dicembre l’identificazione di un uomo che, durante la Prima della Scala, ha gridato “viva l’Italia antifascista”. Un gesto che, avrebbe potuto essere accolto come un atto di impegno civico e di difesa dei valori democratici, ma al contrato è stato trattato quasi come una potenziale minaccia. L’azione compiuta nei confronti di quell’uomo solleva serie preoccupazioni sulla libertà di espressione e sul diritto dei cittadini a manifestare le proprie opinioni senza timore di rappresaglie.
La commemorazione di Navalny
Il terzo episodio riguarda il presidio tenuto a Milano per commemorare Alexei Navalny, l’oppositore storico di Putin, morto in carcere in Russia in situazioni “sospette”. Anche in questo caso, i presenti sono stati oggetto di identificazione da parte delle forze dell’ordine, con agenti che sembravano quasi più interessati a reprimere che a garantire il diritto dei cittadini a deporre fiori in ricordo di un defunto. È grave che un ministro, come si apprende da diversi organi di stampa, affermi che l’identificazione si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio, anche per chi manifesta pacificamente, poiché ciò sembra suggerire un atteggiamento di accettazione verso una politica repressiva e un’azione lesiva della libertà dei cittadini di esprimere la propria opinione in modo civile.
La libertà di espressione è un diritto
È importante sottolineare che la libertà di espressione è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni internazionali sui diritti umani. Le Autorità italiane hanno il dovere di proteggere e difendere questo diritto, anziché cercare di reprimere le voci dissenzienti.
Il timore che tali azioni possano portare a un clima di intimidazione e auto-censura è reale e non può essere sottovalutato. È fondamentale che i cittadini italiani continuino a difendere con determinazione i propri diritti e a opporsi a qualsiasi tentativo di limitare la libertà di espressione. Ed ora più che mai è necessario un serio esame di coscienza da parte delle Autorità e un impegno concreto a garantire che la libertà di espressione rimanga un pilastro fondamentale della democrazia italiana.
Non arrendersi mai
Ma dinanzi a questa deriva anti-libertaria, è fondamentale non arrendersi e continuare a sensibilizzare le coscienze, lavorando e svolgendo il proprio ruolo per un mondo migliore. Che si tratti di condividere informazioni, partecipare a manifestazioni, sostenere cause umanitarie o anche solo diffondere gentilezza e compassione nelle nostre azioni quotidiane, ogni gesto conta. Perché, ricordando le parole di Alexei Navalny, “L’unica cosa che serve al male per trionfare è che il bene non faccia nulla”.