Può l’egoismo dei club cancellare la storia?
Lo stadio Giuseppe Meazza, conosciuto anche come San Siro, viene considerato da molti lo stadio più bello d’Italia, sia per la sua struttura architettonica che per la sua storia.
Un giorno però tutto questo potrebbe finire: le voci sul suo smantellamento sono sempre più frequenti e allora io mi chiedo se sia giusto cancellare la storia di una città intera. E’ giusto non considerare cosa significhi lo stadio San Siro per i Meneghini? Con il solo fine ultimo di accumulare introiti, si rischia di cancellare il sudore versato dai nostri antenati; inoltre, con la conseguenza di buttare all’aria un secolo di storia del nostro Paese.
Lo stadio ormai è un emblema per la città di Milano: un vero e proprio monumento da visitare per chi vuole fare un salto nel passato e respirare un pò di storia, ripensando ai migliori giocatori che negli anni hanno calpestato quest’erbetta, portando la città e l’Italia intera in alto nel Mondo.
Bisogna anche considerare i costi che si dovranno affrontare se la decisione di abbatterlo venisse confermata; basti pensare che si spenderebbe meno per la creazione di un nuovo stadio piuttosto che per la sua demolizione. Inoltre, non si stanno considerando le polveri sottili che potranno sollevarsi nell’aria, bloccando la città almeno per una settimana.
Le domande che mi vengono spontanee scrivendo questo articolo sono le seguenti: che fine faranno tutte le strutture che circondano lo stadio? Cosa ne sarà della fermata San Siro, una volta che esso non ci sarà più?
Una soluzione diplomatica io ce l’avrei: intervenire solo nelle parti più critiche che compongono l’edificio, in modo da permettere alle nuove generazioni di calpestare la stessa erbetta del loro idolo.
Concludo dicendo che bisogna porre l’attenzione su ciò che andremo a togliere a questa città piuttosto che su quello che andremo a dare, correndo il rischio di far venir meno un simbolo per questa bellissima città.
Pensiamo bene prima di prendere conclusioni affrettate.
Foto by Alamy e Viaggiamo.
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