La fotografia dell’Italia digitale che è emersa dal Digital Economy and Society Index 2021 con le sue categorie di indicatori su livello di connettività, capitale umano, uso dei servizi digitali, integrazione digitale e digitalizzazione dei servizi pubblici, mostra un’Italia ancora molto indietro rispetto al resto d’Europa, e ciò viene sottolineato da un poco incoraggiante 25° posto sui 28 paesi analizzati. Questa carenza nel settore del digitale è in parte dovuta alla mancanza di disponibilità di un’infrastruttura digitale adeguata, e quindi ad una conseguente carenza di connettività e piattaforme.
Come tutti i fattori di crescita economica, il processo di digitalizzazione di un paese è in realtà un fenomeno complesso e articolato, riconducibile a diversi aspetti ed elementi rispetto ai quali la disponibilità di un’infrastruttura capillare e moderna rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente.
Sul fronte dell’estensione della copertura delle reti a banda ultralarga, e più in generale della connettività fissa e mobile, gli interventi energici messi in campo dal governo e dalle più importanti aziende di telecomunicazione nazionali, hanno permesso di recuperare i gap accumulati nel corso del tempo, riportando l’Italia in linea con la media europea.
Nonostante le carenze rispetto ad altri Paesi europei l’infrastruttura italiana ad oggi si è dimostrata estremamente resiliente e in grado di affrontare in modo adeguato lo stress test rappresentato dall’impennata di consumi digitali registrata durante la fase più acuta della crisi sanitaria. Le reti per poter generare valore devono però essere utilizzate in maniera diffusa e uniforme e per far in modo che questo possa avvenire sono necessarie persone e imprese in grado di utilizzarle in modo efficace, disponendo degli strumenti, delle competenze e della formazione adeguati, aspetti sui quali l’Italia deve concentrarsi per recuperare il gap rispetto agli altri Paesi europei, a partire dal preoccupante livello di analfabetismo digitale che vede, in base al rapporto OCSE del 2021, solo il 42% delle persone comprese tra i 16 ed i 74 anni possedere basilari competenze digitali, rispetto al 58% del resto dell’Unione Europea (OCSE).
La mancanza di competenze digitali, oltre che sulla vita privata dei cittadini, ha un impatto importante anche sulla loro accusabilità. Lo Skills Outlook Scoreboard dell’OCSE analizza le competenze digitali per l’economia del futuro e l’Italia si posiziona tra gli ultimi posti nella graduatoria anche in una prospettiva futura.
Tra tutti, il dato più allarmante è quello che riguarda i lavoratori ad alto rischio di automazione, dei quali solo il 20% beneficia di formazione continua, mentre ben il 40% dei lavoratori impegnati in professioni a basso rischio di automazione ha accesso a corsi di aggiornamento, con il rischio che nel futuro prossimo possano essere rimpiazzati da robot o intelligenza artificiale, ormai prossima proprio grazie all’avvento delle reti di quinta generazione.